Olimpio Bizzi, Il "Morino" di Livorno

fonte www.usv1919.it


Olimpio Bizzi nasce a Livorno, nel borgo di Salviano, il primo d'agosto 1916. A quei tempi Salviano era piuttosto lontana dal centro della città e babbo Umberto dopo la quinta elementare lo indirizza alla ferratura dei cavalli. Ma Olimpio prende passione ad altri ferri, con ruote: la bicicletta. Debutta nel 1933 - sembra che la prima bicicletta gli sia stata regalata da Ivo Mancini, livornese di Guasticce che nel 1935 sarà prima campione d'Italia e poi campione del mondo dilettanti - e comincia a vincere. Nel 1934, da allievo, continua a vincere tanto che il redattore del Corriere del Tirreno, quotidiano del pomeriggio che si pubblica a Livorno ma che è diffuso su tutta la fascia costiera toscana, gli raccomanda di non spremersi troppo. Nel 1935, Bizzi, che corre per il dopolavoro Canaccini di Livorno, continua a vincere, tanto che viene convocato nella rappresentativa italiana per i mondiali di Floreffe (Belgio), assieme a Mancini, al pisano di Buti Cesare Del Cancia e a Maldini. I mondiali, come si è detto, vengono vinti, anzi dominati, da Mancini che vince per distacco, ma Bizzi è comunque protagonista e si piazza al sesto posto subito dietro Del Cancia.
A settembre Bizzi trionfa nel giro dell'Irpinia per dilettanti, dove vince la prima e la terza tappa, precedendo Walter Generati, Cesare Del Cancia. Il futuro vincitore di due giri d'Italia, Valetti, si piazza quinto e il pecciolese Giuseppe Sabatini, settimo.
In città è popolarissimo. Sembra predestinato ad una grande carriera come gli ha pronosticato Girardengo dopo averlo visto correre ai mondiali. Come molti sportivi di quei tempi ha già un soprannome, lo chiamano "il morino" per la sua carnagione scura. A Livorno lo chiamano anche "pecino", nero come la pece, appunto. Nell'ottobre 1935 ad appena 19 anni, Bizzi viene ingaggiato da uno dei maggiori gruppi ciclistici professionisti, la Frejus dei fratelli Guelfi.

GLI ANNI D'ORO (1936/1940)
La Milano - San Remo del 1936
L'ingresso di Bizzi nel mondo professionistico dimostra di che pasta sia fatto il giovane livornese: è terzo nel Criterium d'apertura di Milano, vinto da Alfredo Bovet.
Il 19 marzo si svolge la 29^ edizione della Milano - San Remo, già allora la classicissima di apertura del calendario internazionale. "Piove e fa freddo. subito dopo il via prendono il largo Dolfi, Introzzi e Scorticati i quali sono presto raggiunti da un drappello di contrattaccanti, nella fattispecie: Mollo, Masarati Attilio, Mealli, Romanatti, Valetti, Varetto, Cinelli Giotto e il tedesco Altenburger. Il plotone lascia fare e il vantaggio dei fuggitivi sale precipitosamente. A Novi Ligure sono infatti più di 10 i minuti che li separano dal folto del gruppo che stenta ad organizzare una apprezzabile rincorsa". A causa di una caduta Binda si frattura il femore: chiuderà qui la sua eccezionale carriera. "Quando i primi attaccano il Turchino, cede Masarati, mentre Mollo si mette in luce per doti da scalatore e per condizioni di freschezza e lucidità. E' infatti lui a transitare per primo al valico davanti ai compagni di fuga leggermente sgranati. A 10 minuti di distacco passano Maldini e Vicini seguiti a poche centinaia di metri da Bizzi e Bartali ... Dietro finalmente la corsa si muove e, a Savona, un gruppetto con tutti i migliori transita a poco più di otto minuti. ... La decisione della corsa si ha su Capo Berta dove Mealli e Introzzi perdono contatto da Romanatti e Varetto che collaborano alla grande lasciando alla volata la decisione della contesa. Dietro il gruppetto degli inseguitori, che si è particolarmente assottigliato, recupera terreno a vista d'occhio sotto la spinta principalmente di Bizzi, Olmo, Cipriani e Gotti. ... L'inseguimento, però è tardivo, infatti Varetto e Romanatti riescono a giungere in vista dello striscione d'arrivo con un buon vantaggio. Praticamente non c'è volata perché troppo grande è la supremazia e la sorprendente freschezza di Varetto che fa sua la "corsa della vita" e intasca il premio ufficiale di tremila lire." (1) Gli inseguitori arrivano a 1' 10" e Bizzi vince la volata precedendo Gotti, Vignoli e Olmo. Bartali sarà soltanto 23° a più di 16 minuti dal vincitore. Così commenta Il Corriere del Tirreno del 25 marzo: "Gli ha nuociuto [a Bizzi] l'atteggiamento già a campioncino: se avesse rischiato di più, vale a dire se si fosse unito, come il temperamento gli suggeriva, ai ragazzi che fuggivano, avrebbe lottato per il primo posto". Cosa sarebbe successo se i "grandi" si fossero mossi prima e non avessero lasciato spazio ad una tipica fuga-bidone? Difficile dirlo, rimane il fatto che quella del 19 marzo 1936 fu la prima grande occasione persa da Bizzi per iscrivere il suo nome in una classica-monumento.

La prima vittoria al Giro d'Italia
Il 29 marzo Bizzi si classifica secondo alla Milano Torino, a 2'10" da Del Cancia. Il 3 aprile, al giro dell'Emilia Olimpio è ancora secondo, battuto nel "testa a testa" finale da Giuseppe Olmo.
Il 9 maggio Mussolini proclama la costruzione dell'Impero: l'Etiopia è stata piegata, con grande impiego di forze militari (e di gas). In questo clima trionfante, il 16 maggio inizia il Giro d'Italia, 24^ edizione. Sono iscritti 89 corridori, in rappresentanza di sette squadre più gli individuali, cioè corridori non accasati. Oltre alla Frejus dei neo professionisti Bizzi e Valetti, ci sono la Legnano di Bartali e Guerra (che dovrà ritirarsi dopo essere stato travolto da un cavallo imbizzarrito), la Bianchi di Olmo, la Maino del pratese Bini, la Dei del pisano di Fauglia, Raffaele Di Paco, la Ganna di Canavesi e Del Cancia e la Gloria di Cazzulani. Quello del 1936 sarà l'ultimo giro di Girardengo, ormai 41enne, che si ritirerà dopo appena tre tappe.
Nella prima tappa, la Milano-Torino, Bizzi si classifica terzo nella volata vinta da Olmo di fronte a Bini. Fra gli spettatori il noto calciatore Alfredo Pitto, grande amico di Olimpio, livornese e nero di carnagione come lui. A Genova, arrivo della seconda tappa, Bizzi cade nella volata finale mentre nella 7^ tappa, Napoli-Bari, Di Paco precede i suoi compagni di fuga Bizzi e la maglia rosa Olmo.
Da segnalare che Olmo e Di Paco faranno man bassa di vittorie: rispettivamente 10 e 5 su 21 arrivi. Nella tappa però Bizzi vince anche il Gran premio della montagna di giornata ad Ariano, staccando Bartali. Nella tappa successiva, la Bari-Campobasso di 243 km, Bizzi è scatenato: nel Gran Premio della montagna è secondo dietro Bartali ma nella volata finale del gruppo di 26 corridori è lui che vince precedendo Olmo, che mantiene la maglia rosa, e Guerra. Bizzi non ha ancora vent'anni: è il più giovane vincitore di tappa al Giro d'Italia, record tutt'ora imbattuto. La 9^ tappa, Campobasso-L'Aquila, segna ancora un attacco di Bartali: sul monte Macerone l'unico che sembra potergli resistere è proprio Bizzi che scollina con 15" di ritardo da "Ginettaccio". La crisi è però dietro l'angolo: a Roccaraso il "morino" ha ben 10' di svantaggio dal gruppo di Bartali, Mollo, Olmo e Mealli. La tappa si conclude con il trionfo di Bartali che arriva con 6'15" di vantaggio su Del Cancia e Valetti e conquista la maglia rosa che non lascerà più fino all'arrivo di Milano. Bizzi arriva sfinito al traguardo. Il giorno dopo non prenderà neppure il via della L'Aquila-Rieti. L'inesperienza gli è costata molto cara.
Il Giro, come si è detto, viene vinto da Gino Bartali, vittorioso anche in tre tappe, con 2'36" di vantaggio su Olmo, 7'49" su Canavesi, 14'04" su Mealli e 14'15" su Valetti. Del Cancia è 13°, Di Paco 41° sui 43 arrivati.
La rivalità fra il "morino" e "Ginettaccio"
Non si amano il "morino" di Livorno e "Ginettaccio" di Ponte a Ema. Questo è sicuro. Bartali è del 1914 e Bizzi è del 1916, e quindi i due non si incontrano nelle categorie giovanili. Quando Olimpio arriva alla Frejus, Gino la sta per lasciare (andrà alla Legnano) e quindi l'incrocio non permette ai due di conoscersi. Molti anni più tardi le epiche sfide fra i due, Bartali dirà che Bizzi era un livornese, ero uno che attaccava sempre e che aveva il difetto di non rispettare i patti ... parole dure, velenose, dette da un personaggio famoso per la sua proverbiale vena polemica (è rimasto proverbiale il suo "l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare!"), ma che nascondono, neppure tanto velatamente, un po' di stizza per i tanti bocconi amari che il "morino" gli ha fatto ingoiare.
Nella nostra ricerca abbiamo trovato numerosi episodi di questa acerrima rivalità che specie negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale animava le sfide ciclistiche. Nel 1937, commentando la vittoria di Bizzi nella tappa del Giro Marina di Massa-Livorno il Corriere del Tirreno scrive: "Il "morino", non avendolo potuto fare ieri sera, si è dedicato questa mattina al giro dei bar sportivi. Per la gioia dei tifosi. Parla poco del Giro. E ha una sola preoccupazione per se e per Valetti. E questa preoccupazione si chiama Bartali". (2) Quel Giro verrà vinto da Bartali, Valetti sarà secondo mentre Bizzi si ritira alla 9^ tappa.
Il 26 settembre 1937 si svolgono a Littoria, l'attuale Latina, i campionati italiani su strada. E' Bizzi, "il piccolo nero e ricciuto" che attacca sulla salita del Pratone "come un diavoletto" (3). Bartali e Del Cancia reagiscono e si forma un terzetto al comando che si giocherà la vittoria. Vince Bartali che precede Del Cancia e Bizzi.
20 agosto 1938, Treviso, campionati italiani su strada: dopo una corsa tirata, un gruppetto di sette corridori si gioca il titolo in una convulsa volata che vede la vittoria per poco più di mezza ruota di Bizzi su Bartali. Il fiorentino però accusa Bizzi di averlo stretto verso la folla e contesta il risultato. Nei giorni successivi, il Direttorio Federale - così si chiamava la giustizia ciclistica - però confermerà la vittoria del "morino" di Livorno che vendica così la sconfitta dell'anno precedente. Per la cronaca terzo è Servadei e settimo Del Cancia. Per Bizzi questa sarà la vittoria più prestigiosa della sua carriera.
Il 5 settembre 1938 si svolgono a Valkemburg (Belgio) i campionati del mondo. Le rappresentative nazionali sono composte da 4 corridori, gli italiani sono Bartali, Bizzi, Bini e Vicini. "Il campione fiorentino ha il broncio: non è designato capitano unico. Quando fora gli manca l'aiuto dei compagni. Bizzi - che ha tirato il gruppo quando Gino è rimasto appiedato ?! - recita la litania: "sono stanco" mentre Vicini ha la bicicletta malandata ...." (4). Alla fine si ritirano tutti, prima Bini, poi Vicini, poi Bizzi, (dopo 200 km) infine Bartali prima dell'ultimo giro quando si rende conto che riprendere i fuggitivi è impossibile. Vi potete immaginare le polemiche! Per la cronaca il mondiale sarà vinto dal belga Kint, davanti ai due svizzeri Egli e Amnerg. Dei 36 partenti, solo 8 raggiungono il traguardo.
Il 2 aprile 1939, Bizzi e Bartali si affrontano in una gara di inseguimento sulla pista del Vigorelli. In quegli anni si organizzavano molte riunioni su pista con i maggiori ciclisti dell'epoca, riunioni che attiravano un grande pubblico. La superiorità di Bizzi è schiacciante e il campione livornese maramaldeggia sull'avversario: "Con qualche altro giro Bartali sarebbe stato raggiunto".
Il Giro d'Italia del 1939, rappresenta un capitolo a parte di questa rivalità. Nel 1938, Bartali, vincitore dei giri del '36 e del '37 ma ritirato nel Tour del 1937, viene dirottato dal regime verso il Tour. A Mussolini, nel ciclismo come nel calcio, servono vittorie internazionali da sfruttare per la propaganda fascista e al campione fiorentino viene così impedito di partecipare al Giro in modo da poter affrontare con maggiori energie il Tour. Il Giro viene vinto da Valetti della Frejus mentre Bartali trionfa nel Tour. "Ginettaccio" ritorna quindi al Giro nel 1939 con la ferma intenzione di fare la tripletta. Lo scontro è fra la Legnano di Bartali e la Frejus di Valetti ma la Frejus pare decisamente più debole. Valetti può contare su Bizzi e Cinelli, un fiorentino di Montespertoli molto forte che diventerà famoso anche per i suoi successi come costruttore di biciclette, ma deve rinunciare a Martano che alla vigilia della partenza litiga con i titolari, i fratelli Guelfi, e deve far ricorso a ben quattro inesperti dilettanti: Doccini, pisano, Mazzantini, livornese, Venturi, nativo di Pracchia ma residente a Castiglioncello, e Tomasoni. Troppo poco per opporsi allo squadrone della legnano. Fra gli 89 partenti si fa notare la rappresentativa belga (è la prima volta che la Giro partecipa una formazione straniera) mentre ritroviamo Ivo Mancini che ritorna al Giro dopo due anni di scarsi risultati.
Alla terza tappa Cinelli vince e conquista la maglia rosa. Bizzi vince la 5^ tappa, Grosseto-Roma, dove Cinelli è quarto e Bartali, che aveva vinto la seconda tappa, è quinto.
A Roma si effettua il primo giorno di sosta. Bizzi, scrive il Corriere del Tirreno, è tutto intento a osservare una collezione di maglie tricolori offertagli in omaggio da un fabbricante.
Dopo la semitappa a cronometro Rieti-Terminillo - frazione fortemente voluta da Mussolini che vuole lanciare la località turistica alle porte di Roma - Cinelli conserva la maglia rosa, Valetti è quarto, Bartali ottavo. Nella Rieti-Pescara, attacco di Bartali, gli risponde Benente. " Un corridore parte dal gruppo e si getta con folle audacia lungo la discesa per unirsi ai due. L'isolato cacciatore è il livornese Bizzi, uno dei migliori uomini di questo Giro ... al km 127 l'inseguimento è coronato da successo .... Salita che conduce a Chieti, Bartali attacca e Benente cede ... Ancora un po' e poi Bartali comincia a saggiare Bizzi che si raggomitola sulla sella ma si difende: A metà salita il campione della Legnano ritenta l'attacco ma anche questa volta Bizzi resiste. Verso la fine della salita Bizzi cerca di piantare in asso Bartali, scattando furiosamente. Bartali è sorpreso ma poi risponde" (6). La fuga sarà poi ripresa dal gruppo ma lo scontro la dice lunga sulla rivalità esistente fra i due. Nella 9^ frazione, la semitappa Senigallia-Forlì, Cinelli viene travolto da una motocicletta e perde la maglia rosa. La seconda semitappa, la Forlì-Firenze, termina allo sprint nella pista dello stadio Berta: nuovo duello Bartali-Bizzi: "I corridori entrano in pista al comando di Cazzulani, che aveva alla ruota Bartali. Alla prima curva scatta fulmineo Bizzi che prendeva di colpo due o tre macchine di vantaggio e insisteva come se avesse un motorino nelle gambe. Fu qui che ammirammo la classe e il puntiglio di Bartali. Gino scattò come una furia e si impegnò a fondo. All'entrata dell'ultima curva egli era già sul livornese. Si riposò un momentino e lo attacco furiosamente all'uscita della curva. Sul rettilineo il duello fu elettrizzante, tanto che i due atleti si battevano gomito a gomito. Ma Gino che teneva a tutti i costi di vincere a Firenze, fu spettacoloso. Bizzi cedette e fu superato sullo striscione anche da Cinelli. 20mila persone, tutte in piedi e acclamanti, reclamarono un giro d'onore del vincitore infiorato e sorridente." (7)
A questo punto Valetti è maglia rosa con Bartali sesto a 1'50". Bizzi è 15° a 12'26".
A Firenze è previsto un secondo giorno di sosta e Bizzi ne approfitta per recarsi a Livorno a trovare i familiari. Appare deluso perché allo stadio di Firenze si è ritrovato a dover fare la volata da solo, costretto, come scrive ancora Il Corriere del Tirreno, a dover subire la sconfitta "impostagli dal più fiero rivale". Il quotidiano aggiunge che "Il direttore della Frejus, temendo che Bizzi non tornasse da Livorno, lo ha voluto accompagnare".
Bizzi torna rinfrancato dalla visita ai suoi cari e ai suoi tifosi. E' in programma la 10^ tappa, la Firenze-Bologna. Bartali, attacca deciso assieme a Mealli: a Vado, 25 km dal traguardo, il suo vantaggio sul gruppo Valetti è di un minuto. "La sfortuna di Bartali era che dietro a lui ci sono due passisti della forza di Bizzi e Canavesi che ora sulla strada asfaltata vanno a 40 km all'ora. Come Bizzi ha salvato la maglia rosa di Cinelli nella tappa di Pescara così la salva oggi a Valetti. Sono infatti le sue tirate quelle che fanno guadagnare terreno agli inseguitori ... chilometro dopo chilometro il vantaggio di Bartali e Mealli diminuisce" (8) Alle porte di Bologna i due vengono ripresi e si affronta una nuova volata di un gruppo ristretto. Questa volta Bizzi non fallisce e regola Bartali, Canavesi e Valetti. Bartali, tanto per cambiare, non accetta la sconfitta; ne nasce una vivace discussione con Bizzi.
Nella cronometro Trieste-Gorizia, 13^ tappa, vince Valetti davanti all'incerottato Bizzi (era caduto rovinosamente due giorni prima), mentre Bartali è solo nono. Valetti rafforza il primato: Bartali ha ora 3'59" di svantaggio. Ma Gino non si arrende e nelle due tappe successive attacca e a Trento si prende la maglia rosa con 58" su Vicini, 3'46" su Canavesi e 3'49" su Valetti. Sembra fatta e invece Valetti non demorde e, soprattutto, può contare su un gregario di lusso, Bizzi. Nella Trento-Sondrio, 18^ e penultima tappa, "Valetti e Bizzi, di concerto, iniziano gli attacchi a Bartali che risponde ... poi nei pressi di Claes Bartali fora e Valetti e Bizzi vanno via come due razzi. A Bolzano anche Valetti fora e Bizzi gli passa la ruota e poi cambia anche la sua e riparte prima ancora che arrivi Bartali. Valetti attende Bizzi ... sul Tonale, il torinese rimane solo. Bartali è in crisi" (8). All'arrivo, Valetti ha 5'30" su Bizzi, Marabelli e Cinelli e 10'50" su Servadei, Vicini e Bartali. La generale vede Valetti di nuovo in maglia rosa con Bartali a 3'. Il Giro è suo e a Bartali non rimane che consolarsi con un'ultima vittoria al Vigorelli, nell'ultima tappa.
In definitiva, Valetti vince il Giro del 1939 soprattutto grazie all'aiuto di Bizzi che lo salva nei giorni di crisi nera ed è fondamentale nella tappa di Sondrio: se Valetti non avesse avuto accanto Bizzi nel momento della foratura, il suo attacco non sarebbe stato così incisivo e Bartali avrebbe forse potuto limitare i danni. In definitiva Bizzi aveva aiutato a vincere Valetti quindi era stato anche decisivo per far perdere Bartali ...
Giro della Toscana, 15 aprile 1940: altro episodio della rivalità fra il morino e Ginettaccio. Si è formato un gruppetto in testa alla corsa. Sembra volata sicura e tutti pregustano l'ennesimo duello fra Bartali e Bizzi, nettamente superiori ai compagni di fuga. "Ad un certo punto ecco scoppiare il dramma del morino. Si vede la maglia biancoceleste [Bizzi era passato quell'anno alla Bianchi] staccarsi dal gruppo, arrestarsi sul ciglio della strada. Una gomma, la gomma anteriore si è afflosciata. Scompiglio fra i corridori, con Bartali che passa deciso in testa a ravvivare il passo. Intanto Bizzi si dispera, smania, grida, impreca singhiozza" (9) Bartali vincerà "facile" sulla pista dello stadio Berta, regolando un gruppetto di sei corridori, mentre Bizzi si dovrà accontentare del nono posto.
Giro d'Italia, 28 maggio 1940, è in programma la 10^ tappa, Arezzo-Firenze di appena 91km. Bizzi è in grande forma: ha vinto la prima (conquistando quindi la maglia rosa, l'unica della carriera) e l'ottava tappa. Il giorno prima, ad Arezzo, è arrivato secondo dietro Volpi. Si arriva a Firenze e Bartali, che non ha ancora vinto neppure una tappa ed è in grave ritardo in classifica generale, ci tiene a vincere di fronte ai suoi concittadini. "Allo stadio Berta si presentò l'avanguardia del Giro, formatasi nella discesa della Consuma: Vicini e Bizzi [compagni di squadra alla Bianchi] Bartali e Coppi [compagni di squadra alla Legnano] , Volpi. Alla prima curva il gruppetto sbandò improvvisamente fra le urla della folla. Un arresto di Vicini aveva interrotta l'azione di Bartali e degli altri facilitando lo scatto di Bizzi che di colpo ebbe una ventina di metri di vantaggio. Per farla breve Bizzi giunse primo fra i fischi sonori del pubblico. Bartali fu secondo. La folla continuò a fischiare e di giri d'onore non se parlò nemmeno." (10). Sembra che Vicini si sia fermato perché si era sentito strattonato da Bartali ... Bartali strepita e protesta ma la giuria conferma il verdetto. E ancora polemiche. Bizzi sarà anche decisivo nel sostenere Vicini, l'uomo di classifica della Bianchi, nella tappa di Trieste, che segnerà la fine di ogni sogno di gloria per Bartali, riducendolo a gregario del giovane Coppi. A questo proposito Il Corriere del Tirreno scriverà che "... Bizzi ha raggiunto il proprio scopo di vedere preclusa ogni via di successo a Bartali ..." (11)
Come tutti sappiamo quel Giro fu vinto da Coppi, il primo di una lunga serie. Il Giro d'Italia si conclude con l'usuale volata al Vigorelli (1° Leoni, 2° Bartali, 3° Servadei) il 10 giugno 1940. Il giorno dopo Mussolini annuncia la dichiarazione di Guerra alla Francia e all'Inghilterra. Una strage sta per iniziare, un'epoca, per fortuna, sta per finire anche se nessuno sembra rendersene conto.
Bizzi, il Giro d'Italia le altre classiche
Il Giro d'Italia era (e rimane) l'avvenimento principale della stagione ciclistica italiana. Il calendario nazionale era pieno di tante altre corse importanti e prestigiose, dalla Milano-San Remo, al Giro di Toscana, al Giro di Lombardia, tanto per citarne solo alcune, ma nessuno aveva il fascino del Giro. Bizzi ebbe un rapporto particolare con il Giro: dal 1936 al 1940, quindi in cinque partecipazioni vinse 11 tappe (precisamente: 1936: 1 tappa; 1937: due tappe; 1938: 3 tappe; 1939: 2 tappe; 1940: 4 tappe) oltre ad un numero egualmente impressionante di piazzamenti: ben 12 secondi posti e 4 terzi posti. Un protagonista insomma della corsa rosa di quegli anni. Queste vittorie e piazzamenti assumono ancor più valore se si pensa che in quegli anni Bizzi spesso non fini i Giri, ritirandosi prima. Nella generale il suo miglior piazzamento fu l'undicesimo posto del 1939 ma c'è da dire che nel Giro del 1940 fu costretto a ritirarsi dopo il giorno di sosta a causa dei postumi di una caduta in discesa che gli aveva rovinato un ginocchio. A quel punto Bizzi era ottavo in classifica generale.
Fra il 1936 e il 1940, Bizzi vinse anche alcune classiche: il Giro di Toscana del 1937, la Tre Valli Varesine del 1937 e 1939, il Trofeo dell'Impero (a punti) del 1937.
Da segnalare che Bizzi fu anche il primo campione italiano di inseguimento su pista. Questo titolo fu infatti istituito nel 1939 e Bizzi lo vince nelle gare che si svolgono al mitico Vigorelli il 7 agosto. In semifinale batte Cinelli e deve affrontare in finale Battesini, imbattuto nella specialità e favorito. Invece il morino non ha problemi raggiungendo la media di 47,579 km all'ora. L'anno successivo raggiungerà la finale eliminando Valetti, ma verrà battuto dall'astro nascente Fausto Coppi, "Nella finale, dopo aver condotto per due giri Coppi si faceva raggiungere e superare da Bizzi che a sua volta guidava per tre giri a grande andatura: ma Bizzi aveva forzato troppo. Infatti il livornese era poi obbligato a lasciare nuovamente il posto di comando a Coppi che aumentava sensibilmente di giro in giro fino a conquistare un vantaggio su Bizzi di circa 130 metri" (13).
Negli anni successivi Bizzi e Coppi si affronteranno altre quattro volte e Coppi avrà sempre la meglio.

Le gare all'estero
Il ciclismo di quegli anni non era ancora internazionalizzato come quello del secondo dopo guerra. Abbiamo visto come la prima squadra straniera parteciperà al Giro solo nel 1939. Fra l'altro la congiuntura politica di quegli anni - prima le sanzioni per la guerra di Etiopia e poi la crisi internazionale e la guerra - non facilitavano certamente i contatti internazionali. Ciò non toglie che qualche "puntata" all'estero venisse fatta. Naturalmente a distanza di tanti anni non è semplice ricostruirla e quindi si tratta di frammenti spesso incompleti.
La prima corsa all'estero di Bizzi professionista di cui si hanno notizie è la partecipazione nel 1936 al Grand Prix des Nations, gara a cronometro individuale, che si svolgeva a Parigi e che costituiva un po' il campionato del mondo della specialità. Bizzi vi si classifica al 13° posto. Vince il francese Antoine Magne che quell'anno sarà anche campione del mondo su strada. Il 22 novembre Bizzi arriva secondo anche alla Genova-Nizza. Nel 1937 Bizzi è l'uomo di punta della rappresentativa italiana che partecipa al Giro di Germania ma si ritira senza vittorie dopo un settimana. La prima vittoria fuori d'Italia Bizzi se l'aggiudica nel 1939, quando vince il G.P. di Lugano battendo lo svizzero Egli (medaglia d'argento ai mondiali del 1938). Nel 1940 Bizzi vincerà una corsa in Germania, esattamente il G.P. di Schweinfurt.

GLI ANNI DELLA GUERRA (1941/1943)
Le corse ciclistiche proseguono anche dopo l'entrata in guerra dell'Italia anche se l'attività si riduce sempre di più. Bizzi continua ad essere un protagonista ma gli italiani hanno altro a cui pensare ... Comunque nel 1941 vince tre corse (Giro di Campania, la Gorizia-Lubiana-Trieste-Gorizia e il Trofeo dell'Impero in gara unica che si svolge a Roma. In quell'anno da segnalare il terzo posto nella Gran Fondo "la Seicento" (una corsa massacrante di 522 km organizzata dalla Gazzetta dello sport con partenza e arrivo a Milano, vinta dal pratese Bini) e il secondo posto alla tre Valle varesine dietro Coppi. Nel 1942, nessuna vittoria (è la prima volta da quando è professionista!) ma "solo" tre secondi posti (al Giro del Lazio, al Giro del Veneto e nel Trofeo dell'Impero). Nel 1943 vince il Giro di Toscana e il Trofeo Moschini, noto anche come Milano-Mantova. Nel Giro di Toscana batte allo stadio Berta di Firenze Servadei e Bartali (di nuovo ...) dopo una volata allo spasimo. E' il 25 aprile 1943, un giorno memorabile per gli sportivi livornesi: sempre quel 25 aprile all'Ardenza il Livorno batte il Milan per tre a uno e si mantiene ai vertici della classifica in quel mitico campionato 1942/43.
Per quanto riguarda il Giro d'Italia fu sospeso nel 1941 mentre nel 1942 e 1943 fu resuscitato come prova a punti comprendente alcune classiche. Nel 1942 ne facevano parte otto prove e fu vinto da Bartali con Bizzi quinto. Nel 1943 fu sospeso dopo appena quattro gare (c'era altro a cui pensare ...) con Servadei in testa e Bizzi secondo.

IL LENTO DECLINO (1946/1951)
La guerra ha troncata la carriera di Olimpio Bizzi come di altri sportivi come lui. Quando L'Italia entra in guerra, Bizzi ha raggiunto la piena maturità fisica e mentale. Il giro del 1940 lo consacra come uno dei corridori più completi: è un passista che regge anche in salita ed è veloce come pochi.
Quando nel 1946 l'attività ciclistica riprende Bizzi continua ad essere un protagonista ma ha trent'anni e non sarà più come prima. Comunque continuerà a vincere, anche se sempre meno, e si toglierà diverse soddisfazioni. Sarà però proprio di questi anni il suo rammarico più grosso: la beffa della Parigi-Roubaix del 1947.
Nel 1946 partecipa al Giro nelle fila della Viscontea: direttore sportivo è Learco Guerra e vi milita anche il suo vecchio compagno di squadra alla Bianchi, Vicini. Sono loro le due punte della formazione. Il 17 giugno, terza tappa Genova-Montecatini, Bizzi ritorna protagonista. Sente aria di casa: mentre scala il Monte Quiesa numerosi sui tifosi lo incitano e lui scatta tirandosi dietro un uomo della Bianchi, Adolfo Leoni, e Zanazza. All'ippodromo di Montecatini, dove si conclude la tappa, Bizzi supera facilmente Zanazza sembra fatta ma proprio sulla riga bianca forse Leoni lo supera. La Giuria ci mette tre ore per dare al biancoceleste la vittoria sul "morino". Il 20 di giugno si corre la prima semitappa, Bologna-Cesena, della 5^ tappa. "Partenza al rallentatore lungo la pianura che conduce all'Adriatico. Sono poi due compagni di squadra a ravvivare l'abbrivio: Landi e Martini della Welter.Cinque chilometri oltre sono in ventidue a fendere la brezza mattutina, quasi tutti i migliori, da Bartali a Coppi, dalla maglia rosa di Camellini ad Ortelli, è un'ottima occasione per chi vuole migliorare o consolidare la sua posizione in classifica ... Ritmo vertiginoso... Sessanta chilometri percorsi in novanta minuti, a questo punto il grosso si sveglia e tenta una improbabile rimonta, poi inspiegabilmente, quando i primi risultati si stanno realizzando, desiste. La cronaca deve lasciar spazio al gran finale, la pista in terra battuta di Cesena è alle porte: Menon entra al comando, Camellini ed Ortelli si sfilano di proposito, rinunciando al pericolo della volata. Lo sprint è condotto con grande senso tattico da Bizzi, detto il morino, il quale vince nettamente su Mario Ricci, Corrieri e Servadei. Il plotone giunge tra i fischi ad oltre quattro minuti" (14). Bartali, che poi vincerà il Giro, è settimo. Bizzi sarà secondo nella volata che conclude l'altra semitappa di giornata, la Cesena-Ancona, superato solo da Bini. Il 25 giugno, durante l'ottava tappa, Napoli-Roma, Bizzi si ritirerà, assieme a Vicini e Leoni, dopo aver vinto un traguardo volante a Cascano.

La Parigi-Roubaix del 1947
6 aprile 1947: si corre la Parigi-Roubaix, 246 km, la classica delle pietre, un monumento che ha fatto la storia del ciclismo. Bizzi vi partecipa con la sua Viscontea assieme ad altri 199 corridori (concluderanno la prova solo in 36!). La giornata è tremenda: pioggia e vento induriscono una prova gia micidiale. Dopo pochi chilometri vanno in fuga Bizzi, il suo compagno di squadra Fazio e il belga Vlaeminck. La fuga prende consistenza e il gruppo, falcidiato dal maltempo, sembra non essere in grado di reagire. Vlaeminck prima e Fazio dopo cedono. Il morino rimane solo ma non si perde d'animo visto che nonostante un poliziotto gli faccia anche sbagliare strada, il vantaggio sul gruppo è ancora consistente. Sulle strade sente l'incitamento dei tanti italiani emigrati che lavorano nelle miniere delle zone attraversate dalla corsa. A Lesquin, ad appena 17 chilometri dal velodromo di Roubaix, Bizzi non può evitare una buca, cade, ha un gomito sanguinante ma, soprattutto, ha una ruota rotta. Deve attendere la sostituzione ma a quel punto il suo vantaggio è ridotto a 40 secondi. Resiste fino a 5 chilometri dal traguardo quando viene ripreso e poi staccato. Vincerà il belga Claes (che aveva vinto anche l'anno prima); Bizzi sarà solo sesto, in lacrime. Alla fine della gara avrà l'amara soddisfazione di vedersi complimentato dal vincitore.
La prima pagina dell'Equipe del giorno dopo è esplicita: "Bizzi domina per 235 km ma ... Claes scatta e vince!".
Il settimanale "But" è ancora più esplicito: "Bizzi perde la Parigi-Roubaix". Sempre nel 1947 partecipa ad un'altra corsa in Francia, la Parigi-Tours, ma ancora una volta la sfortuna, caduta e foratura, non gli consente di ben figurare.
Per la cronaca, Bizzi parteciperà alla Parigi-Roubaix anche nel 1948 e nel 1949, concludendola ma in posizioni di rincalzo.

Le ultime vittorie
Nel 1947, per la prima volta nella sua carriera, Bizzi non partecipa al Giro d'Italia: ha un contrasto con i titolari della Viscontea per questioni di cassa. Verrà invece convocato nella rappresentativa semiufficiale italiana per il Tour de France. L'avventura francese durerà appena tre tappe, poi colto da gastrite si ritira.
Nel 1948 corre con la Ricci, una squadra si secondo piano; sarà quarto alla Milano - San Remo e ottavo alla 4^ tappa del Giro d'Italia, la Parma-Viareggio. Al Giro si ritira.
Nel 1949 Bizzi è alla Edelweiss, una squadra in cui fa da "chioccia" ad alcuni corridori alle prime armi. Non partecipa al Giro ma vince due tappe al Giro di Sicilia e una tappa al Giro dei tre Mari.
Nel 1950 passa alla Guerra-Ursus. Lo richiama Learco Guerra: l'ex-campione gli ridà fiducia e il morino non lo tradisce. Alla vigilia del Giro vince il massacrante Giro del Marocco che, secondo il Tirreno del 3 maggio è una "durissima competizione che per le condizioni delle strade, l'inclemenza del tempo, può essere paragonata ai giri del tempo antico". Oltre alla classifica finale, Bizzi vince anche tre delle 14 tappe in programma. Il secondo in classifica generale, il francese, Deledda, subirà oltre 16' di distacco, il terzo, un altro francese, Pontet, quasi 20'.
Al Giro d'Italia, che comincia il 24 maggio, vince la tappa Firenze-Livorno (ne parleremo dopo) e arriva due volte terzo, classificandosi 53° nella classifica finale. Il Giro viene vinto per la prima volta da uno straniero, lo svizzero Koblet di cui Bizzi è gregario alla Guerra-Ursus.
Il 1951 è praticamente l'ultimo anno di attività di Bizzi. Vince, ancora, due tappe al Giro del Marocco. Cerca anche il colpo finale. Non può che farlo nella corsa che più gli ha dato soddisfazioni e notorietà: il Giro. Olimpio si classifica quarto nella Foggia-Pescara, tappa impegnativa che prevede anche la scalata del Monte Macerone. Nello sprint a sei viene battuto da Minardi. Ma la sua ambizione è un'altra. A quei tempi gli organizzatori premiavano anche l'ultimo in classifica, con un compenso in denaro e con l'oggi mitica "maglia nera". Bizzi in quella sfida deve affrontare Pinarello, che poi diventerà famoso come costruttore di biciclette. Ecco come ne parla Beppe Conti su Bicisport dell'ottobre 2014: "Conservare la maglia nera - si diceva all'epoca- spesso diventava più difficile che conservare quella rosa. Pinarello in quella sfida doveva contrastare un vecchio volpone del gruppo, uno dei più scaltri in assoluto, il livornese Olimpio Bizzi che aveva sei anni di più ed era alla sedicesima annata - guerra compresa- fra i professionisti." La spuntò Pinarello con 8' di "svantaggio" su Bizzi.
Bizzi si ritira nel 1952.

Le due vittorie a Livorno
Durante gli anni di Bizzi il Giro è arrivato a Livorno due volte e due volte il morino ha vinto.
La prima volta è il 12 maggio 1937, si corre la prima semitappa della 5^ tappa, la Massa Marittima-Livorno di 114 km. L'arrivo è previsto allo stadio dell'Ardenza, allora intitolato alla figlia di Mussolini, Edda Ciano. Bizzi è in grande forma: alla seconda tappa è arrivato secondo mentre la quarta tappa l'aveva vinta. Bizzi raggiunge il belga Deloors nella salita del Castellaccio e lo stacca nella discesa. Arriverà in solitaria di fronte alla folla festante. Secondo Deloors a 18" e terzo Del Cancia a 38".
La seconda volta siamo nel 1950, il 26 maggio. La tappa è la terza, la Firenze-Livorno. Anche questa volta l'arrivo è previsto allo stadio. Sin dalle 11 lo stadio comincia a riempirsi. In attesa dell'arrivo è previsto uno spettacolo con i comici Beppe Orlandi e Carlino Carpitelli, il popolare Mario del rio'vero, l'orchestra di Cesare Solari ma i 10mila presenti seguono distrattamente. Le notizie che arrivano via radio sono buone. Sulla salita di Volterra è scattato Rossello, presto raggiunto da Peverelli e Bizzi. Il distacco sul gruppo è rassicurante: 5'35". Poi arriva la notizia che Bizzi ha staccato i due compagni sul Romito. Per un momento però c'è il gelo nello stadio: il morino è caduto all'Ardenza. Per fortuna si è rialzato ed è ritornato sui due compagni di fuga. "All'ingresso nello stadio in testa c'è Peverelli, seguito da Bizzi e Rossello, ma a metà giro, proprio sotto la torre di Maratona, Olimpio produsse il suo massimo sforzo: sembrava che volesse mangiare il manubrio il "morino" Che uragano di applausi, che contentezza sugli spalti ... Olimpio intanto spariva fra gli applausi di innumerevoli amici apparsi come d'incanto dal sottopassaggio" (15).
Di quella vittoria ci rimane anche un'altra testimonianza, più diretta. Quella di Giorgio Frangioni che ricordando suo padre, partigiano e poi dirigente del PCI, sul notiziario del Comune di Livorno (Comune notizie) del 10 ottobre 2011 riporta questo episodio. "Una volta si andò allo stadio, c'era l'arrivo della Firenze-Livorno del Giro d'Italia. Entrano tre o quattro corridori; dovevano fare un giro di pista prima di fare la volata: mio padre mi disse: vedi, quello è Olimpio Bizzi, è di Livorno ..." e mi sollevò per farmi vedere; nel silenzio dello stadio subito gridai "FORZA BIZZI!". Lui mi sentì, si giro verso di me. Mi salutò con la mano e poi si sollevò sui pedali e con uno scatto poderoso andò a vincere facilmente". Pochi giorni dopo Frangioni morirà in un incidente stradale assieme ad un altro noto dirigente comunista, Ilio Barontini.

Olimpio Bizzi muore il 3 luglio 1976 all'Abetone, dove si trovava in vacanza, per un attacco cardiaco.

Maurizio Zicanu


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NOTE
(1) La cronaca è tratta da: "C'era una volta la Milano-Sanremo", Carlo Delfino, Grafica D.G.S., Varazze, 1999. Per Varetto fu davvero la "vittoria della vita", non riuscirà infatti più a ripetersi su certi livelli e la Milano - San Remo del 1936 rimarrà, in pratica, la sua unica vittoria da professionista.
(2) Il Corriere del Tirreno, 13 maggio 1937
(3) Il Corriere del Tirreno, 27 settembre 1937
(4) Paolo Costa, "Gino Bartali, la vita, le imprese, le polemiche", Edicicloeditore. L'autore è un bartaliano e quindi riporta il punto di vista del fiorentino, bisognerebbe conoscere la difesa di Bizzi. Quella del 1938 fu l'unica partecipazione di Bizzi ai mondiali. Nel 1937 è fra i quattro convocati italiani per il mondiale di Copenaghen, ma poi al suo posto partecipa Raffaele Di Paco. Anche nel 1939 è fra i quattro convocati per i mondiali previsti a Varese, mondiali che saranno annullati a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.
(5) Il Corriere del Tirreno, 3 aprile 1939.
(6) Il Corriere del Tirreno, 6 maggio 1939
(7) Il Corriere del Tirreno, 8 maggio 1939
(8) Il Corriere del Tirreno, 18 maggio 1939
(9) Il Corriere del Tirreno, 15 aprile 1940
(10) Il Corriere del Tirreno, 28 maggio 1940
(11) Il Corriere del Tirreno, 4 giugno 1940
(12) Da notare come Coppi indossi la maglia rosa conquistata al Giro d'Italia; in quegli anni era infatti usanza mantenere la "rosa" anche nelle gare successive
(13) Il Corriere del Tirreno, 1 luglio 1940
(14) Il resoconto è tratto da http://www.museociclismo.it/content/corse/tappa.php?cod=17457
(15) Il Tirreno, 27 maggio 1950
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