Corrado Ardizzoni biografia di un Campione

Il nome di Corrado Ardizzoni (Renazzo 23/02/1916 - Cento 14/03/1980) è legato all'U. Ciclistica Centese, presieduta dal dott. Galeazzo Falzoni Gallerani. In questa Società, infatti, diede le prime pedalate, poderose pedalate che gli consentirono di inanellare una serie incredibile di vittorie nella sua fulgida carriera che tanto entusiasmo ha suscitato e tanto lustro ha dato alla nostra Cento. Nel 1934 si fece strada a livello locale, nel 1935 il suo nome cominciò ad essere temuto in tutta l'Emilia e anche fuori: è di questa stagione il secondo posto ai campionati Emiliani. Ma il vero Ardizzoni si scoprì nel 1936 con il passaggio alla categoria Dilettanti. A Roma, nella prima corsa Pre-olimpionica, con i migliori elementi nazionali, impresionò tutti per la sua potenza. Dominò i Campionati Emiliani e poco più tardi si aggiudicò la Targa Legnano che garantì la designazione alle Olimpiadi di Berlino. Nel luglio di quell'anno il Testo del Carlino diceva di lui: "... la scelta del forte corridore centese non poteva mancare in quanto le recentissime prove fornite lo hanno messo in vivissima luce sia per la perfetta forma raggiunta, sia per le ecezzionali qualità di corridore e combattente". A rappresentare l'Italia a Berlino con Ardizzoni andarono Bavutti, Favalli, Servadei. Ma il C.T. Beni ordinò di fare la gara solo per il veloce Favalli, negando così al campione centese di esprimersi. A Cento, con Favalli, Ardizzoni si consola vincendo l'omnium contro il campione del mondo Berchenwalder ed il vice Weber. Notevole in questa stagione anche l'attività su pista di Corrado, che chiudeva con un totale di ben 33 vittorie. Il 1937 è per Ardizzoni un anno particolare, con una vittoria soltanto al Trofeo Tognoli, ma con una vittoria importante in campo sentimentale che i tifosi gli "perdonano" subito nell'anno seguente, l'anno d'oro per il campionissimo della Ciclistica Centese. Vinse magnificamente la Coppa Ministero della Guerra davanti a corridori quali Reggianini e Magni. E' soprattutto l'anno dei Mondiali in Olanda, ai quali Ardizzoni accede sconfiggendo anche la sfortuna nera che si accaniva contro di lui. Nelle prove di selezione, alla presenza del C.T. Binda, il nome di Ardizzoni è ancora la maggiore garanzia, l'unico in grado di succedere ad Adolfo Leoni, Campione del Mondo del 1937. Con il centese saranno Morigi, Torchio e De Stefanis. Ma il 3 settembre 1938 non è il percorso durissimo, non è la famosa salita di Cauberg, impegnativa anche per Bartali, lo "scalatore alato", a fermare Ardizzoni, ma ancora la sfortuna, sotto forma di una foratura nel momento cruciale della gara, quando era in fuga con altri dodici corridori tra cui gli svizzeri che avrebbero poi vinto. Cambiata la bicicletta non riusciva a raggiungere i fuggitivi per un grave caduta che lo metteva fuori causa quando era ormai ridosso di questi. Se fosse arrivato al traguardo di Walkemburg con gli svizzeri, la sua maggior velocità ne avrebbe avuto ragione. Il 4 ottobre 1938 entrato ormai nella categoria degli independenti, professionisti senza squadra, vince il 25° giro dell'Emilia, iscrivendo il suo nome nell'albo d'oro dove si leggono i nomi dei più grandi corridori italiani, Girardengo, Guerra, Bartali e Coppi.
Al termine di una stagione prestigiosa, in cui la statura atletica del campione centese si era imposta alla considerazione di tutti, nonostante la sfortuna lo avesse bersagliato nelle gare più importanti, viene l'interruzione forzata per la chiamata alle armi. Non prima però di avere la soddisfazione di battersi da pari a pari con i grandi del momento, Bartali, Magni, Favalli, Cottur nel G.P. Hidalgo Foresti. In questo periodo entra a far parte della squadra della Lygie insieme con Cimatti, Cottur, Monari e Vicini. Ma il ruolo del gregario non si addice alla sua forte personalità di protagonista e deluso, abbandona il Giro d'Italia.
Con l'interruzione della guerra la sua pur forte fibra di atleta viene messa a dura prova, ma non la voglia di correre. Con la pace ricomincia il suo binomio con la bicicletta, stavolta con la maglia dell'U.C. Modena, tornando regolarmente a vincere, nel '46 vince a Ravenna il trofeo Minardi davanti a Gildo Monari e a Sevadei. Il campione è ancora lui! Nel 1947 ritorna a vestire la maglia bianco-verde Ciclistica Centese, i colori delle prime esaltanti affermazioni.
Al termine di questa stagione saranno al suo attivo ben 10 vittorie corredate da 14 secondi e 9 terzi posti. I giornali sportivi dell'epoca,in una classifica stilata al termine della stagione, mettono ancora al primo posto l'ormai trentunenne campione centese, in virtù di una serie lunghissima di vittorie e piazzamenti. Anche nel 1948 Corrado non disarma, anzi continua a essere la bandiera della Ciclistica Centese, che tiene fede alla sua bella tradizione organizzativa nella nostra zona dove il ciclismo è uno degli sport più sentiti e seguiti. Forse il 1948 è stato l'anno dell'addio allo sport attivo per Ardizzoni; forse è stato il 1949, non si sa con certezza.
Quel che è certo è che in tutte le gare, più o meno importanti che fossero, il nostro Corrado si è sempre comportato da atleta indomito, da campione pieno di vitalità, da uomo carico di umiltà, doti che gli anno fruttato la stima e l'esaltazione di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo stando ai bordi di una strada in una delle sue tante esibizioni vittoriose, e di quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato nella vita di tutti i giorni.

http://www.stellaalpinarenazzo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=27&Itemid=31
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy