Greg Lemond - giallo a Sacramento e "risurrezione" del cow-boy californiano.

Gregory LeMond, giovanissimo campione del ciclismo, scoperto dal talent-scout, tale Fred Mengoni da Civitella Alfedena (Marche) alle 8 e 49 del 20 aprile del 1987 viene sforacchiato da una fucilata a pallettoni dal suo più grande fan e ammiratore, il cognato Patrick Blades. In un attimo il corpo di Greg viene letteralmente svuotato di quasi tutto il sangue circolante: gliene rimane si e no un litro. I medici che sono al suo capezzale, al Davis Hospital di Sacramento, compreso il suocero, luminare della medicina, decidono di non praticare trasfusioni di sangue: "deve reagire da solo". La paura dell'epatite e dell'AIDS sono troppo forti in quel momento. E lui, novello Lazzaro, reagisce. Sembra un miracolo ma ce la fa! Riparte piano, con golf e passeggiate. Poi passa al tennis e al footing. Finalmente di nuovo la bicicletta. Sono passati poco più di due anni ed è di nuovo in sella. E pensare che un mezzo miracolo lo aveva fatto lui stesso, quando all'età di 17 anni cerca di ipotizzare e ipotecare quella che avrebbe dovuto essere la sua "striscia positiva": nel 1979 campionato del mondo junior; nel 1980 vincere le Olimpiadi (poi boicottate dagli USA e quindi non disputate); nel 1983 vincere il Mondiale Pro; nel 1986 vincere il Tour de France (che poi bisserà nel 1989 e triplicherà nel 1990). E' stato un giornalista della CBS a raccontare questa "scommessa" di LeMond con sé stesso. Come abbiamo visto scommessa ampiamente onorata e stravinta. Che si trattasse di uno "fuori dell'ordinario" se ne erano accorti prima Cirylle Guimard e successivamente lo stesso Bernard Hinault, che nonostante la nomea di misantropo (tasso, veniva chiamato il Bretone) parte alla volta degli USA per ingaggiarlo nella propria squadra. In seguito LeMond ricambierà tutta la fiducia del clan francese correndo da gregario di Hinault anche quando, ancora giovane, avrebbe potuto staccarlo e vincere in solitario (Giro del 1985). Dopo l'incidente nessuno si capacita di cosa realmente possa essere accaduto in quella maledetta riserva di tacchini, e anche la moglie Kathy si ostina a sdrammatizzare un fatto che avrebbe potuto diventare una ridicola tragedia. Il racconto dell'accaduto ha comunque dei risvolti poco chiari. La moglie di Greg, incinta all'ottavo mese di gravidanza, parla di un invito per una partita di caccia nella riserva da parte del fratello Patrick. LeMond si lascia convincere ma ..."solo per un paio d'ore, perché domani voglio fare un allenamento piuttosto lungo". Sembra che la fucilata sia arrivata da una cinquantina di metri ad opera del cognato che lo aveva scambiato per un tacchino. Ma le cose potrebbero essere andate diversamente, considerato che la riserva è completamente piatta e non presenta elementi che possano confondere la vista ad un provetto cacciatore come il giovane Blades. Si stava forse giocando con le armi? E' possibile che si voglia coprire un "nome altisonante" del jet-set californiano? E' ipotizzabile poi un errore tanto grossolano e quasi comico? I medici che lo operano giurano, nonostante le ampie ferite al fegato, allo stomaco e all'intestino su una sua completa guarigione e tutti quelli del suo clan, i giornalisti arrivati dall'Europa (fra i quali lo stesso J.M. LeBlanc de L'Equipe), i suoi amici più umili e quelli più famosi, attori, politici e sportivi, si augurano che tutto finisca presto e bene. In effetti la "parentesi clinica" del californiano dura poco: durante la sua convalescenza Stephen Roche vince il Tour, insieme al Romandia, al Giro d'Italia e al Campionato del Mondo di Villach. Niente male per uno che non si chiama Eddy Merckx! Mentre il 1987 sta per terminare Greg LeMond rientra dall'entrata principale in quel mondo che aveva dovuto abbandonare dalla porta di servizio, e lo fa in Belgio in una kermesse che ha il solo scopo di migliorare la sua condizione ancora un po' precaria. Condizione che esplode un anno e mezzo dopo, nel 1989. E ad accorgersene è proprio quel Laurent Fignon che sui Campi Elisi, alla fine dell'ultima tappa a cronometro del Tour, per soli 8 secondi, vede sfumare il sogno "giallo". E lo stesso trattamento è riservato al Diablo, Claudio Chiappucci, nel Tour del 1990. Poi la parabola del cow-boy californiano comincia a declinare. Si trascina fino al 1994 e poi, come diceva Coppi ..."quando le gambe si accorciano, si allunga la lingua". Comincia a sparlare e ad accusare tutto l'ambiente di usare metodi illeciti, lui che non è mai stato trovato positivo alle centinaia di controlli antidoping ai quali si è sottoposto. Dice: "Mi sembra che succedano cose che prima non succedevano, saltano fuori corridori che diventano campioni per un'estate quando sembravano essere destinati a fare il gregario e basta". L'uomo chiamato cavallo, il primo yankee a conquistare Parigi, colui che si porta ancora dentro una quarantina di pezzi di ferro a ricordo di quella strana e tragica battuta di caccia, si ritira definitivamente nel luglio del 1994.
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