Il memorabile 1914 di Alfonso Calzolari

Tutte le avversità subite da Alfonso negli anni precedenti avevano contribuito a forgiare il suo carattere e ad aumentare le ambizioni di un atleta ormai guardato a vista dai più celebrati assi del pedale dell'epoca e considerato atleta solido ed irriducibile. Il suo aspetto fisico, la sua bassa statura e la corporatura snella e robusta, unite ad un senso tattico e ad una visione di gara che avevano pochi eguali, contribuirono alla nascita della sua leggenda ed alcuni giornalisti di ciclismo di quel tempo gli trovarono un altro soprannome appropriato: quello di "fascio di nervi". Il 5 aprile prese parte alla Milano-Sanremo, la sua prima gara dell'anno, ottenendo un buon decimo posto nel volatone vinto da Ugo Agostoni, dopo l'evidente danneggiamento, da parte di un auto del seguito, ad un paio di atleti australiani fin troppo intraprendenti. Il 19 aprile fu poi 7° nel Giro di Romagna ed il 10 maggio, proseguendo la sua sicura marcia di avvicinamento verso il Giro d'Italia, si piazzò al 4° posto nella Milano-Torino. Attorno alla mezzanotte del 24 maggio scattò da Milano il 6° Giro Ciclistico d'Italia: otto tappe intervallate ognuna da un giorno di riposo, con chilometraggi da forzati della bici (ogni frazione sfiorava i 400 chilometri), salite sterrate, strade impercorribili ed in più il maltempo, che già al via di Milano si presentò con saette, lampi e pioggia torrenziale, da vera e propria notte degli orrori, ad accompagnare costantemente la marcia degli 81 audaci "girini" che, vestiti come dei minatori e con tanto di lampade accese fissate sui berretti o lampadine in tasca, erano attesi da tempi di percorrenza per ogni frazione attorno alle 19 ore. Sul Giro del 1914 si potrebbe benissimo imbastire la trama di un film giallo, dai risvolti inquietanti, con addirittura un tentato omicidio ai danni del malcapitato Calzolari. Lo stesso Calzolari, come racconterà molti anni dopo, ebbe dei sinistri presagi alla vigilia del Giro. Recatosi controvoglia e su sollecitazione di un amico da una cartomante bolognese, questa gli predisse che avrebbe vinto si il Giro d'Italia, ma si sarebbe sottoposto a dei gravi pericoli, rischiando addirittura la vita. Ed in questo sesto Giro d'Italia ne accaddero davvero di tutti i colori: tormente di neve, cartelli con segnalazioni errate che portarono Calzolari all'interno di una villa dall'aspetto sinistro a notte fonda; cadute causate da altri atleti "al soldo" di accaniti avversari del povero "Fonso", che, precipitato dentro ad un fosso pieno di melma e profondo più di un metro, stava per scomparire nel fango e si salvò solo grazie al provvidenziale aiuto del generoso Clemente Canepari; spilloni che tranciarono di netto la "pneumatica" della ruota della sua bicicletta, in piena gara, maneggiati da oscuri alleati del suo grande rivale Azzini; un sinistro individuo dal volto coperto, che gli fa visita in albergo a Bari, alla fine della quinta tappa, e gli offre quindicimila lire per arrivare secondo al Giro, una proposta sdegnosamente rifiutata dallo sbalordito Calzolari (per la vittoria del Giro c'era la considerevole somma di trentamila lire); la spettacolare uscita di scena del suo avversario più pericoloso il milanese Giuseppe Azzini, disperso dopo la tappa Bari-L'Aquila e ritrovato soltanto il giorno successivo in un casolare di campagna nei pressi di Popoli a venti chilometri dal traguardo dell'Aquila, quasi fuori di senno, con la febbre alta e sospettato di aver fatto uso di qualche "bomba" dagli effetti controproducenti e per lui devastanti; ed infine, il misfatto più grande durante la sesta tappa da Bari a L'Aquila, col tentato omicidio accennato in precedenza. Una macchina da corsa, rossa, con conducente e passeggeri forniti di baffi e barbe posticcie, prima cerca di convincere Calzolari a farsi trainare e quindi, dopo il suo rifiuto, tenta di travolgere il campione vergatese, provocandone la caduta rovinosa, ma fortunatamente, non il ritiro. Una trama appassionante, dunque, con un finale sportivo che sancì la vittoria assoluta del meritevole Calzolari, dominatore della seconda tappa da Cuneo a Lucca grazie ad un attacco sulla salita del Bracco che gli consentì di staccare gli avversari di oltre 35 minuti. Ma ci fu anche un finale "giallo" estremo tentativo dei nemici occulti di Calzolari di togliergli a tavolino quella vittoria strameritata, maturata sulle strade di tutta Italia. A seguito del fattaccio relativo alla misteriosa auto rossa incontrata durante la frazione che si concludeva all'Aquila, il portacolori della Stucchi fu ritenuto colpevole di traino e penalizzato di tre ore nella classifica generale. Un'ingiustizia che poteva privarlo del successo finale nel Giro d'Italia come da più parti si invocava. Invece dopo alcuni mesi di accese discussioni, da parte degli organi di giustizia sportiva, la vittoria di Calzolari venne finalmente confermata anche dall'U.V.I. ed Emilio Colombo ebbe a scrivere su "Lo Sport Illustrato" che la giustizia ed il buon senso avevano trionfato.
I contorni leggendari del Giro d'Italia del 1914 sono ancora più precisati da queste serie di record che ancora oggi resistono. Degli 81 partenti solo otto furono in grado di raggiungere il traguardo conclusivo di Milano, per la percentuale-record del 90% di ritirati. Fu il Giro dalla media oraria generale più bassa, con la lunghezza media delle tappe più alta, col maggior distacco tra il primo ed il secondo classificato nella graduatoria finale, con il tempo di percorrenza di tappa più alto, con la tappa vinta con il maggior distacco inflitto al secondo classificato ed anche quello in cui si verificò la fuga solitaria più lunga. Per la cronaca i piazzamenti di Calzolari nelle varie frazioni: 3° a Cuneo, 1° a Lucca, 7° a Roma, 4° ad Avellino, 2° a Bari, 3° all'Aquila, 4° a Lugo e 6° a Milano. Al suo rientro a Bologna venne accolto come un eroe dai suoi sostenitori ed amici ma anche dalla folla sportiva del capoluogo emiliano. "Fonso" venne portato in trionfo nella centralissima via dell'Indipendenza. Concluse quest'annata memorabile piazzandosi 13° nel Giro dell'Emilia e vinse il Campionato Sociale di resistenza a Bologna organizzato dal club Forti Pedali.
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