Storia del giovane Renzo Soldani fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale

Era figlio di un mugnaio, ma farina e macine non lo attiravano. La sua passione era tutta rivolta ai motori e proprio con la qualifica di motorista venne assunto al campo di volo di Pistoia: da Cireglio, dov'era nato ed abitavo, quasi 20 chilometri di strada, i primi cinque in discesa all'andata, gli ultimi cinque in salita al ritorno, da coprire naturalmente in sella ad una bici piuttosto sgangherata. Capitava che si imbattesse talvolta in qualche giovane corridore e capitava che molti non riuscissero a staccarlo. Chissà, si chiedeva, cosa mai potrei combinare se avessi anch'io una bella bicicletta da corsa. E con questo pensiero Renzo cominciò ad apprezzare le avventure sui pedali di Cipriani, Martano, Binda e Guerra. Il misero salario che riceveva a Pistoia, finiva a Cireglio nelle tasche della madre, come era uso allora in seno alle buone famiglie. Ma Renzo sottraeva spesso poche lire dalla busta-paga per depositarle in un salvadanaio di terracotta, finché - già lavorava da quattro anni - ebbe la certezza che il contenuto del salvadanaio fosse sufficiente per concretizzare il suo sogno. Ed acquistò la bicicletta da corsa. Era forte e coraggioso ed i sacrifici non lo spaventavano. Cominciò ad allenarsi e si fermava spesso davanti alla porta della U.C. Pistoiese senza mai decidersi ad entrare per chiedere il tesseramento. In estate si sentì pronto per esordire, ma il 25 luglio cadde il regime fascista ed in Toscana, come in tutta Italia, vennero proibite le competizioni sportive per motivi di ordine pubblico. La tragedia che coinvolgeva l'Italia si accentuò il successivo 8 settembre e pochi mesi dopo, nel febbraio del 1944, ricevette la cartolina di richiamo alle armi. Doveva scegliere se presentarsi o darsi alla macchia. Gli venne in soccorso la Todt, organizzazione tedesca del lavoro, aderendo alla quale era possibile evitare il servizio militare. Così, insieme a centinaia di altri uomini, innalzò reticolati e scavò trincee e camminamenti per la famosa Linea Gotica di Kesserling, disegnata ai piedi della collina pistoiese. Con i tedeschi rimase fino a maggio, quando rifiutò il trasferimento a Porretta Terme e si rese uccel di bosco. Scelse un nascondiglio ma fu sfortunato: incappò nella rete di un rastrellamento e sette giorni dopo, a conclusione di un lungo viaggio in carro-bestiame, si ritrovò in Germania, a Francoforte, prigioniero in un campo di concentramento. Così Renzo visse in sofferenza un lunghissimo e tribolatissimo anno. Lo liberarono gli americani, i quali, senza alcuna plausibile motivazione, lo spedirono in Francia, a Metz, dove lo trattennero fino all'inizio del 1946, quando potè tornare finalmente a casa.
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