Storia di Giovanni Battaglin

Campione dotato di pura classe avrebbe potuto giungere a traguardi ancora più prestigiosi e numerosi se la sorte gli fosse stata amica. Clamoroso il suo debutto fra i big (dopo aver vinto il Giro baby da dilettante) quando, pivello, si trovò contro Merckx, nella stagione di maggior fulgore, e l'indomito Gimondi: le sue offensive sulle salite del Giro '73 entusiasmarono, ma alla fine gli restò un pur lusinghiero terzo posto che pareva preludere a tanti successi.
Dette la sensazione di vincere il Giro d'Italia nel '75 dopo aver fatto il vuoto nella tappa in salita di Prati di Tivo e nella crono di Forte dei Marmi (a media record), ma l'indomani, sulla salita del Ciocco, crollò, anche in seguito a un "trattamento" al quale qualcuno l'aveva sottoposto. Faticosa e sofferta la ripresa, caratterizzata da buoni successi. Sul punto di chiudere con il ciclismo incontrò Luciano Pezzi che nel '78 lo rigenerò e lo rilanciò tra le vedette al punto che nel '79, mentre stava lottando alla pari nello sprint decisivo del campionato del mondo a Valkenburg, fu sbattuto a terra da una mossa banditesca della coppia Raas-Thurau e si vide sfuggire l'opportunità di salire sul podio a conferma di un periodo di forma eccezionale.
La sua migliore annata fu l'81 quando riuscì ad assicurarsi uno dopo l'altro nell'arco di due mesi la Vuelta e il Giro d'Italia disputati con responsabile senso tattico e sicurezza.
Incidenti, malanni e contrattempi di vario genere gli impedirono poi di confermare degnamente quella splendida accoppiata. Mentre consumava le stagioni conclusive della sua carriera avviava un negozio d'articoli sportivi e una fabbrica di biciclette richiestissime in Italia e all'estero.
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