Storia di Roger De Vlaeminck

Gli è mancata solo la maglia di campione del mondo su strada per completare una carriera favolosa, all'altezza dei grandissimi di ogni tempo per quanto concerne le corse di un giorno. Anche lui, come Gimondi e altri di quella generazione, ha patito il "mostro Merckx". Anzi, proprio la sfida al "cannibale" ha tarpato le ali al "gitano di Eeklo".
Dopo una brillantissima carriera da dilettante in un '68 veramente pieno di successi (Giro del Belgio e Freccia Vallone, prova pre-olimpica in Messico, campionato del Belgio e mondiale di ciclocross) il debutto tra i professionisti fu esplosivo: prima corsa e prima vittoria nella Het Volk del '69. La cosa lo convinse che avrebbe potuto affrontare direttamente Merckx al Tour de France, con il risultato che, mentre Merckx lo vinceva lui si ritirava.
Le gare a tappe (fatta eccezione per la Tirreno-Adriatico, vinta per 6 anni consecutivi dal '72 al '77) non facevano per lui. In compenso era adattissimo alle gare di un giorno, grazie alla sua classe innata, col suo fiuto del traguardo, con le sue doti di contropiedista e con lo spunto di velocità fantastico che si ritrovava.
Così cominciò a vincere un po' dovunque, su strada, in pista nelle Sei Giorni, nel ciclocross (campione del mondo professionisti nel '75). Il suo pane erano le corse di un giorno e le tappe delle corse di durata, per le quali gli mancava la concentrazione necessaria nelle cronometro e un rendimento sufficiente in salita, anche se vinse (con 6 successi parziali e la classifica a punti) il Giro della Svizzera del '76.
Due titoli di campione del Belgio a 12 anni di distanza ('69 e '81), due Het Volk, Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia Vallone, Giro delle Fiandre, Campionato di Zurigo, Parigi-Bruxelles, Giro di Lombardia due volte, Milano-Sanremo tre volte e, soprattutto, la Parigi-Roubaix quattro volte: ecco le principali affermazioni dell'uomo che, per aver realizzato un poker di successi in 6 anni ('72, '74, '75, '77) sulle pietre dell'inferno del Nord, venne soprannominato "monsieur Roubaix", un appellativo che lo farà restare nella storia del ciclismo.
Dopo un deludente '82 e un '83 senza vittorie aveva annunciato il ritiro; poi però era tornato sui suoi passi per concludere la carriera ad alto livello alla fine dell'84 trascoro in maglia Gis assieme a Francesco Moser, del quale era già stato compagno nel '78 in maglia Sanson.
Ha continuato a gareggiare nel ciclocross fino al Campionato Gelgo '87, forse per puro diletto. In totale ha vinto 11 gare a tappe, 50 in linea, 92 tappe di Giri, 105 criterium e 2 corse a cronometro, quindi è stato uno dei pochissimi ciclisti ad avere superato la soglia delle 200 vittorie in carriera.
Articolo inviato da: Paolo Mannini (Firenze)
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