Michel Stolker

Per taluni aspetti un olandese anomalo, perlomeno se lo rapportiamo ai suoi tempi. Non una ruota veloce, ma un atleta che preferiva i percorsi non semplici, con delle salite possibilmente, anche se non era uno scalatore puro. Un combattente generoso, soprattutto per dare il meglio di sé verso i suoi capitani, uno su tutti: Jacques Anquetil.
Mies, all'anagrafe Michel, nato a Zuilen in Olanda, il 29 settembre 1933, si segnalò da dilettante e indipendente con vittorie di peso, come il Giro di Overijssel, che vinse nel '53 e '55, e il Giro del Limburgo '55. Professionista nel '56 con la "Locomotief", colse in Italia la sua prima vittoria di prestigio, giungendo solo nella Lucca-Bologna, 14a tappa del Giro. Finì poi la "corsa rosa" al trentaseiesimo posto. Dopo un '57 in cui i piazzamenti raccolti mostrarono la sua inesistenza negli sprint, tornò al successo nel 1958, vincendo il Criterium di Tienen. Nel '59 vinse il Criterium Waasmuster e beffardo fu il suo secondo posto nel Giro di Vallonia.
Nel 1960 diventò un luogotenente di Anquetil, in Belgio colse quattro successi a Boom, Duffel, Lokeren, Lichtervelde, ma nell'anno si segnalò soprattutto per il secondo posto nella Parigi-Tours, dove nello sprint a due col connazionale De Haan, rimediò un paio di secondi, e per il quarto nel Giro di Lombardia. Sia l'Equipe che la Gazzetta dello Sport lo segnalarono come corridore degno e luogotenente di pregio.
Fra i soliti piazzamenti, colse nel '61 due bei successi nel Giro di Piccardia in Francia e nella Wezembeek-Oppem. Nel 1962 il suo successo forse più importante, il Midi Libre, una corsa a tappe francese, fino a pochi anni fa propedeutica al Tour.
Nel 1963, vinse la Polder-Kempen e si distinse sempre come scudiero di Anquetil, ma a fine anno il loro rapporto si chiuse.
Mies, infatti, passò ad una formazione spagnola molto giovane, ma con grandi ambizioni e destinata negli anni a segnare una leggenda, la Kas. Nel 1964 vinse una tappa della Vuelta di Spagna e, sempre in terra iberica, una frazione della Ruta del Sol, dove poi finì secondo nella classifica finale dietro Rudy Altig. Furono quelli gli ultimi suoi successi di nota. Chiuse la carriera nel 1966 all'interno della olandese Willem II, un altro sodalizio che fece epoca, perlomeno per il ciclismo del suo paese.

Un ricordo personale
Vidi Mies Stolker quando ero un bambino, in occasione della quinta edizione del GP Tendicollo Universal di Forlì, la "mia" personale fucina di passione ciclistica. Mi rimase impresso. Pedalava agile, come molti del suo tempo, ma l'aspetto che non potrò mai dimenticare stava nella sua smorfia, davvero unica. Descriverla non è facile, non già per il tempo passato e per l'osservatorio partito dagli occhi di un bambino (avessi oggi le facoltà di quegli anni!), ma perché usciva da un insieme di particolari. Per aggredire lo sforzo, il corridore olandese teneva il capo inclinato verso sinistra, la bocca, semiaperta, si muoveva come se stesse masticando del chewingum e le guance, ritirate sugli zigomi, davano al suo viso l'espressione di uno che stava ridendo di gusto. Nonostante ciò la sua pedalata non appariva screziata.
Quel giorno Mies si difese benino giungendo quinto, ad 8'49" dal vincitore Ercole Baldini, il "Treno di Forlì", nell'occasione capace di lasciare il capitano dell'olandese, Jacques Anquetil (secondo), ad oltre tre minuti.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy