Janus Kuum

Questo ragazzone estone, nato a Tallin il due ottobre del 1964, che ricordo per una posizione molto arretrata sul sellino, gran passista e faticatore, si mise ben presto in luce al punto di essere spostato, in età adolescenziale a Mosca, in uno dei centri di formazione sportiva che tanto hanno caratterizzato la storia dello sport sovietico.
Il giovane Janus, finì così nelle formazioni nazionali dell'URSS, come un corridore sul quale contare, soprattutto per le prove a cronometro. Fu nel gruppo di riserve del quartetto sovietico che vinse i mondiali nella cronosquadre ad Altherain nel 1983 e, quando poteva essere titolare per le Olimpiadi di Los Angeles l'anno successivo, a causa del boicottaggio, il suo sogno sfumò. Il fatto, unito ad una sempre crescente insofferenza verso il regime, provocò in lui la volontà di fuggire dall'URSS. Il calo di rendimento che lo portò ad un ulteriore ruolo di riserva nel quartetto sovietico iridato a Giavera del Montello nel 1985, non era altri che la traduzione del suo stato d'animo. Approfittando di una tournèe, all'indomani della prima rassegna iridata veneta, Janus riuscì a fuggire e trovare asilo politico in Norvegia. Prima da apolide e poi da norvegese continuò l'attività agonistica, passando nel 1986 al professionismo in una squadra americana, la Schwinn.
L'anno successivo il gran passaggio alla Toshiba di Greg Lemond e Jean Francois Bernard, ma l'incidente di caccia dell'americano, ovvero colui che l'aveva voluto in squadra, incrinò la stagione di Kuum che non fui selezionato per il Tour. Nel 1988 passò all'ADR, squadra belga molto forte, con gente come Eddy Plankaert, l'esordiente Jaoan Musseew, il talentuoso e mai fino in fondo espresso Alfons De Wolf, il velocissimo Frank Hoste ecc. Janus corse la Grande Boucle bellamente, finendo 24°, ma soprattutto, facendo vedere ottime doti sul passo, utilissime per i velocisti della formazione. Nell'anno vinse il Giro Valli delle Miniere, che poi resterà l'unico suo successo fra i professionisti. Nel 1989, Greg Lemond, s'unì alla formazione belga e vinse il Tour, ma Kuum tolto di gara da una caduta nel corso della decima tappa, non potè aiutarlo più di tanto. Il suo vivere zingaro, senza patria reale e con quelle insicurezze che lo accompagnavano da anni, portarono Janus, nel '90, dapprima ad un'emigrazione in Spagna nella Teka e poi, ad un trasferimento in Olanda nella TVM, squadra con la quale corse anche nella stagione successiva. Le sue prove erano degne ed oneste, ma ben lontane da quel potenziale che l'osservatorio gli riconosceva. Nel '92 finì alla Subaru-Montgomery, una squadra internazionale a base americana, con molti pistard, fra i quali il mio amico Danny Clark. Proprio l'australiano mi disse, un paio d'anni fa, che Kuum era un corridore forte, ma, traducendo in lingua i gesti di Danny, decisamente isolato e chiuso. Anche con la Subaru non fece fortuna e l'anno successivo passò ad una formazione belga senza ambizioni, la Trident. A trent'anni, consumò l'ultima stagione da professionista in Italia, nella Carrera Tassoni di Chiappucci e dell'astro Marco Pantani, ma non fu schierato né al Giro né al Tour, anche per quei problemi fisici che lo spinsero a chiudere col ciclismo.
Anche nel dopo carriera, le insicurezze e le tribolazioni di Kuum, continuarono. Emigrato negli Stati Uniti nel '96, il 14 aprile di tre anni dopo, fu trovato morto in un lago di sangue. Come il grande Ocana, si era suicidato.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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