Aldo Moser, l'infinito

Uno dei massimi longevi della storia del ciclismo e capostipite di una famiglia che ha dato ben quattro fratelli al professionismo. Iniziò fra i prof, quando correva ancora con tante facoltà Coppi e terminò, passando per il coetaneo Anquetil, quando Merckx stava vivendo uno dei suoi ultimi anni di fulgore. Lasciò il testimone in maglia Filotex, al fratello Francesco, nato diciassette anni dopo. Incredibile. Un'ellisse che partì col nomignolo trentino di "bocia" e si chiuse come "vecio" con tante maglie indossate e taluni momenti che lasciavan presagire un gran bel palmares.
Non andò come sperava e voleva, ma la sua bella traccia nel ciclismo il maggiore dei Moser l'ha lasciata.
Charly Gaul, un giorno mi disse che il corridore più forte eletto a sua spalla, era proprio questo taciturno, una caratteristica che non era per nulla di famiglia, almeno stando al confronto col solo Francesco.
Una carriera, quella di Aldo, che è stata fortemente penalizzata dal suo essere palo negli sprint, visto che per decine e decine di volte giunse al traguardo coi primi, senza mettere nel conto il gruppo compatto. Purtroppo, in quelle tappe di montagna, che dovevano essere per lui assai più possibili, sovente, ebbe un rendimento non pari a ciò che voleva o che gli si accreditava. Sicuramente, ha pagato una certa insicurezza psicologica e quell'introversione che gli ha pure creato problemi nel trovare ingaggi e squadre, degne del suo valore e delle più che discrete risultanze ottenute.
Una disamina sulla sua lunga pagina nel ciclismo porta in evidenza risultati contraddittori. Ad esempio, pur partecipando a 15 Giri d'Italia (non è mai stato in lizza in un Tour), non è mai riuscito a vincere una tappa e ha indossato solo per due giorni la maglia rosa: la prima volta nel '58 e la seconda nel '71. I suoi migliori piazzamenti furono il sesto posto nel 1955, ed il quinto nel '56. Neppure nelle quattro Vuelta di Spagna disputate e nei cinque Tour de Suisse, ha mai vinto frazioni. In Svizzera, giunse terzo nel 1962. Le sue vittorie, sono così venute in gare singole, o frazioni di corse a tappe minori e, soprattutto, a cronometro. Il primo successo, proprio nell'anno del debutto, fu la Coppa Agostoni, quindi la tappa di Potenza della Roma-Napoli-Roma e il Gran Premio Industria e Commercio nel '55, la frazione di Napoli del Ciclomotoristico '57, la Coppa Bernocchi '63 e il Gran Premio Camicia, valevole per il Trofeo Cougnet nel '66, la sua ultima vittoria. S'è poi aggiudicato i circuiti di Lavis nel '55 e '57, di Fiero nel '56 e di Faenza nel '57.
Di rilevanza notevole, invece, il suo ruolino a cronometro. Cominciò vincendo il Trofeo Baracchi nel '58 e '59 in coppia con Ercole Baldini. Nel '59, vinse la corsa per eccellenza contro le lancette, il Gran Premio delle Nazioni a Parigi, che s'aggiudicò per soli 4", su un Roger Riviere completamente in crisi nel corso degli ultimi chilometri. L'anno successivo, Aldo, vinse l'allora prestigiosa Manica Oceano.
Sempre a cronometro vanta una serie interminabile di piazzamenti di prestigio: nel "Nazioni" fu 2° nel '60, 3° nel '57 e '61, 4° nel '58. Due volte, colse la piazza d'onore nella crono di Lugano e tre volte finì terzo in quella di Ginevra.
In carriera ha vestito le maglie Torpado, Chlorodont, Calì-Broni, Emi, Ghigi, San Pellegrino, Firte, Vittadello, Pepsi Cola, G.B.C. e Filotex.
Un infinito.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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