Leonardo Mazzantini: non vorrei correre oggi

Rivista Tuttobici Numero: 4 Anno: 2007

Leonardo Mazzantini: non vorrei correre oggi

di Gino Sala

La Toscana è regione che ci ha dato tanti campioni, pedalatori famosi come Gino Bartali e Gastone Nencini e molti altri che non sono più con noi. Il presente si chiama Paolo Bettini, campione olimpico e campione del mondo, portacolori di una terra dove la bici è regina, uno strumento che chiama a raccolta un'infinità di praticanti. Bella gente, carica di passione e di competenza, di paesi e paesini in cui l'attività agonistica è sostenuta da toccanti iniziative. Non dimenticherò mai gli abitanti di Peccioli che con le loro sottoscrizioni, per meglio dire le loro piccole ma preziose raccolte, hanno tenuto in piedi la Coppa Sabatini. A volte gli ingaggi dei concorrenti erano superiori alle entrate e ricordo il mio intervento per indurre Michele Dancelli a diminure la sua richiesta, che era di 250.000 lire e venne poi dimezzata anche perché il corridore bresciano conosceva gli stenti della povertà. Lui che prima di diventare campione era stato un muratore accudito dalla madre con minestre riscaldate sul posto di lavoro.

Ho divagato nel ricordo di storie esemplari ed eccomi a Leonardo Mazzantini, nato ad Empoli il 6 settembre del 1953, professionista dal '77 all'83, 58 chili di peso forma, 172 centimetri di altezza, bravo in salita e in volata, soltanto quattro vittorie, tra le quali la già citata Coppa Sabatini.
Poche vittorie anche perché il suo compito principale era quello di aiutare Francesco Moser e Pierino Gavazzi. In sua compagnia Palmiro Masciarelli, altro gregario di notevole robustezza. E proprio su Moser c'è una riflessione di Leonardo. «Non so se esistano ancora atleti con la tempra di Francesco. Allenarsi con lui era una sofferenza, ma anche un piacere. Non perdonava la minima flessione, quando tutto sembrava concluso bisognava ricominciare. Un eccellente lottatore e un vero maestro...».

Carriera piuttosto breve quella di Mazzantini a causa della rottura di un femore. Guadagni scarsi, ma nessun rimpianto: «Non vorrei essere figlio del ciclismo di oggi che a parer mio è fuori dai binari...» è questa l'ennesima osservazione di un corridore di ieri rivolta all'ambiente di oggi. So bene di battere questo tasto a ripetizione, temo addirittura di diventare noioso, ma i paralleli sono quelli che sono e perché chi di dovere si tappa le orecchie invece di affrontare seriamente i problemi del momento?
Mazzantini è messo bene. Una moglie laureata in medicina, una figlia e lui titolari di un'agenzia di assicurazioni e la licenza di chiedere un cambiamento nella disciplina che ha praticato. Condivido e apprezzo.
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