Miguel Poblet Orriols

Dire che Poblet rappresenta uno dei massimi campioni che la Spagna possa vantare è verità, anche se il tempo e la fresca memoria di un Indurain, di un Olano, di un Heras, o di un Freire, può far apparire il tutto con luce più offuscata. Fisicamente molto potente, possedeva uno spunto velocistico di nota primaria che gli consentì di vincere copiosamente, sia in terra iberica che in Italia, dove ha svolto la maggior parte della sua carriera e dove era popolarissimo. Di lui si ricorda con particolare affetto il modo gentile di proporsi e il protagonismo che riusciva a recitare anche quando veniva sconfitto. Era persino un'icona, come diremmo oggi, del pubblico femminile dell'epoca. Le sue più importanti affermazioni, tra l'altro, portano dritte nel nostro Paese. Si impose nella Milano-Sanremo del 1957 superando il belga, poi giornalista, Fred De Brune e si ripeté nel '59, stavolta davanti al celeberrimo Rik Van Steenbergen, mentre nell'anno di mezzo fra i due successi, nel '58, giunse secondo, bruciato dall'emergente ed imperioso Van Looy. Un altro aspetto evidente della presenza ciclistica di Miguel Poblet, ci giunge dal suo essere stato, per un lustro, il più grande cacciatore di tappe al Giro d'Italia. Nel suo palmares figurano ben 20 successi in sei partecipazioni alla corsa rosa: quattro nel '56 e altrettante nel '57, tre nel '58, '59, '60, '61. In Italia vinse inoltre la Milano Torino '57 e la Sassari- Cagliari '60, affermazioni, che unite alle altre e al fatto di militare nell'Ignis, contribuirono a creargli un'enorme simpatia fra gli italiani anche perché Miguel non perse mai occasione di proporre ripetute attestazioni di amicizia verso il nostro paese. L'altra parte del suo bottino è data dalle vittorie in Spagna, a cui si aggiungono quelle in terra francese al Midi Libre '55 e da tre tappe del Tour. Nella sua terra passò professionista da subito, a soli sedici anni, approfittando della promiscuità delle gare e, già a diciassette, si dimostrò vincente come i corridori più navigati. Una rapida disamina ci evidenzia successi nel campionato spagnolo della Montagna nel '47, '48, '49 (quando era ispirato, Miguel, si difendeva benissimo in salita, basti citare il suo successo sul Bondone al Giro d'Italia '57, nel giorno della famosa fermata per pipì di Gaul, che costò al lussemburghese un successo pressoché sicuro); nelle gare a tappe come il Gran Premio di Catalogna '47-'48, il Gran Premio Marca '48, Il Giro di Catalogna '52 e '60 e il Giro di Majorca '54. Fra le corse d'un giorno ha vinto il Campionato di Sabadell '45, il Trofeo Jaumandreu '45-'47, il Campionato di Catalogna '46-'47-'48, il Gran Premio Amorebieta '47, il Gran Premio di Pamplona '48, il Campionato di Barcellona '51, '56, '57, il Trofeo Mansferrer '54 oltre a tre tappe della Vuelta di Spagna che ha corso solo due volte. Per le sue doti di sprinter è stato validissimo anche su pista, vincendo sette volte il campionato spagnolo di velocità, uno di americana (con Sant) e imponendosi in tre Sei Giorni: a Barcellona, Buenos Aires e Madrid. Dopo aver chiuso la carriera nel 1962, è rimasto per lunghi anni nel ciclismo spagnolo come figura carismatica, ha presieduto la Federazione Catalana nonché assunto il ruolo di massimo organizzatore del Giro di quella regione per diversi anni. Un monumento per il ciclismo iberico.

Le sue prestazioni al Trofeo Tendicollo Universal.
Alla corsa forlivese, poteva mancare un ciclista così bravo e popolare? I dirigenti della Forti e Liberi se lo assicurarono subito, per la prima stellare edizione, nel 1958. Miguel Poblet che non era un cronoman da lunghe distanze, si difese, salutato da un pubblico che gli voleva un gran bene e lo vedeva come un signore. Giunse settimo a 7'59" dal "Treno di Forlì".
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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