Oscar Camenzind va su di Giri

Gazzetta dello Sport del 19 ottobre 1998

Camenzind va su di Giri
prima il mondiale a Valkenburg, poi il trionfo a Bergamo: lo svizzero chiude l' anno segnalandosi come fuoriclasse delle corse in linea, ma il suo pallino restano i grandi giri Il tecnico Pietro Algeri e' entusiasta: " al primo impatto, Oscar mi fece subito una bella impressione, sapeva ascoltare Gli svizzeri sono individualisti, lui invece fa gruppo " E oggi Camenzind si riposa tra le mucche e i maiali della sua fattoria
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SETTE GIORNI D'ORO La storia dell'elvetico che in sette giorni ha cambiato la sua vita ciclistica
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Camenzind va su di Giri Telegramma del "Postino" a Pantani: dopo le corse in linea vuole anche le gare a tappe Prima il mondiale a Valkenburg, poi il trionfo a Bergamo: lo svizzero chiude l'anno segnalandosi come fuoriclasse delle corse in linea, ma il suo pallino restano i grandi giri - "Bartoli e Pantani sono i grandi campioni e li sento battibili" Il tecnico Pietro Algeri e' entusiasta: "Al primo impatto, Oscar mi fece subito una bella impressione: sapeva ascoltare. Gli svizzeri sono individualisti, lui invece fa gruppo" - E oggi Camenzind si riposa tra le mucche e i maiali della sua fattoria DAL NOSTRO INVIATO ISONE (Svizzera) - Oggi torna tra le mucche e i maiali della fattoria di papa' Adalbert e mamma Josy, a Gersau, il paesino sul Lago di Lucerna. Oscar Camenzind dovra' raccontare ai genitori ed ai quattro fratelli più grandi, la settimana che ha sconvolto la sua vita: dalla domenica mondiale di Valkenburg fino al sabato bergamasco del Giro di Lombardia. Con due cartoline, di poche parole e tanti scatti, il "Postino" mondiale si e' annunciato al mondo del ciclismo. I suoi capelli a spazzola, l'anello d'oro al lobo dell'orecchio sinistro e quella parlata con la patata in bocca ci sono già familiari. Ci sarà tutto l'inverno per trovargli una collocazione, ma e' chiaro che i prossimi anni i vari Marco Pantani, Jan Ullrich, Michele Bartoli e Abraham Olano, dovranno discutere anche con questo svizzerotto scarpe grosse e cervello fino. Oscar e' l'ultimo dei campioni contadini. La sua storia parte da quelle colline dolci intorno al Lago Quattro Cantoni, dove l'erba e' verde - verde e le mucche sono più felici. Camenzind e' cresciuto a Gersau, ma ora vive a Steinen, nel Cantone di Schwyz, il più antico, che ha dato nome alla Confederazione Svizzera, oltre 700 anni fa. Oscar e' il quinto figlio di una famiglia povera. "I miei hanno ancora una dozzina di mucche, un cavallo, qualche maiale e tanta terra da lavorare - racconta Oscar -. Ora e' mio fratello Bruno, che se ne occupa. Io li aiuto a spaccar legna in inverno, ma non sarei mai rimasto nelle stalle. Avevo già un buon lavoro come postino. L'ho fatto per quasi sette anni, tra Alktdorf e Zug. Ricordo i mille franchi svizzeri del primo stipendio, mi sembravano così tanti...". In bici, Oscar ci sale a 10 anni, spinto dal fratello Leo. "Prima corsa nella mia cittadina, con la maglia del Velo Club Gersau - racconta -. Ma per la prima vittoria ho dovuto aspettare tre anni. Ricordo la gioia di mio padre quando sono arrivato a casa con la coppa. Nelle categorie minori vincevo poco. Mi batteva sempre Beat Zberg, che e' più veloce. Era la mia bestia nera". Dilettante, prima Ginevra e poi a Lugano, Camenzind smette di portare lettere nel 1994, quando il V.C. Lugano gli propone di fare il corridore a tempo pieno. Lui chiede e ottiene la stessa paga da postino (2.000 franchi svizzeri, circa 2 milioni e mezzo di lire, al mese). Risultato? Camenzind vince il Giro del Ticino, il campionato svizzero, il Giro del Giappone (con 4 tappe) e conclude 11o al durissimo campionato del mondo in Colombia. "In certe gare era incontenibile e correva con intelligenza - ricorda Gian Carlo Ghillioni che lo guidava nel V.C. Lugano -. Al Giro del Giappone del '95 sembrava Merckx. Oscar avrebbe potuto vincere tutte e sette le tappe in programma, ma fece in modo che i suoi amici Guidotti ed Abe ne vincessero una. Poi, siccome lo spagnolo Morras, ex iridato junior, lo accusava di "mafia", lascio' una tappa anche agli spagnoli. La sua dote migliore e' il recupero, vincera' presto una grande corsa a tappe". Camenzind scalpita, vorrebbe passare al professionismo, ma nessuno si accorge di lui. Il dottor Massino Branca, medico milanese del V.C. Lugano, ne parla a Giuseppe Saronni. Pietro Algeri si interessa al ragazzo, ma resta lo scoglio di Ernesto Colnago, l'artigiano di Cambiago che non vuole più saperne di nuovi contratti. "Basta curidur", risponde Colnago alla prima proposta di Saronni. Ma arrivano altre raccomandazioni dal Canton Ticino e Camenzind scrive una bella lettera - curriculum e scatta il contratto, con la Panaria - Vinavil, al minimo di stipendio (35 milioni). "Mi fece subito una bella impressione, perché sapeva ascoltare - spiega Pietro Algeri -. Ho visto che era di scorza dura, ho capito che era un corridore all'antica, di quelli che non si spaventano di fronte a niente. Lo feci correre molto, classiche al Nord, Giro di Svizzera e Tour de France, perché capisse subito come e' fatto il grande ciclismo. Lui diceva sempre: "va bene direttore". Ha legato molto con Faresin, ma sa stare con tutti. Gli svizzeri, solitamente, sono piuttosto individualisti, Oscar invece e' un uomo squadra , fa gruppo". Camenzind impara in fretta. Alla sua prima stagione vince tre tappe al Guglielmo Tell. E nel '97, al primo anno in maglia Mapei - GB mette in fila 7 successi, tra i quali il titolo nazionale ed il prologo del Giro di Svizzera che conclude al secondo posto della generale. Quest'anno, dopo il quarto posto al Giro d'Italia (ha fatto da gregario a Tonkov) ha vinto soltanto due corse, ma che corse: mondiale e Giro di Lombardia. Per la sua maglia iridata ha pianto di gioia anche Ferdy Kubler, che era l'ultimo elvetico campione del mondo nel 1951 a Varese. "Ferdy mi fa impazzire dalle risate - dice Camenzind -. E' venuto ad accogliermi all'aeroporto di Zurigo con i pantaloni bianchi e le scarpe di vernice bianca. Veste esattamente come 50 anni fa". Camenzind chiude l'anno segnalandosi come fuoriclasse da corse in linea, ma il suo pallino restano i grandi giri. Lo aspettano altri duelli con Pantani e Bartoli. "Sono grandi campioni della mia generazione e li sento battibili - chiude Oscar Camenzind -. Avevo soggezione di Miguel Indurain e riconoscevo un carisma particolare a Bugno. Ora che anche Gianni smette e' come se il mio ciclismo non avesse più un re".
Pier Bergonzi
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IL PUNTO L'esplosione fulminea del diesel L'ultimo scampolo di stagione, imperniato sul mondiale di Valkenburg e sul Giro Lombardia passando per la Milano - Torino di Niki Aebersold e il Giro del Piemonte di Marco Serpellini, ha conferito con velocità supersonica una dimensione eccelsa ad Oscar Camenzind. L'uno - due ha messo tutti k.o. Il postino di Lucerna avrebbe potuto entrare nell'orbita delle stelle di prima grandezza già al termine del Giro di Svizzera del '97, ma la vicenda andò diversamente da quel che si augurava per aver sottovalutato una fuga di Christophe Agnolutto: alla fine fu secondo, comunque davanti al tedesco Jan Ullrich lanciato verso il felice Tour de France. Il ciclismo d'ottobre e' disciplina per pochi campioni, nel senso che di questi tempi son troppi gli atleti di spicco con la valigia in mano perché già di ritorno dalle vacanze. Di conseguenza diventa difficile collocare Camenzind nella galleria dei protagonisti dell'annata e della storia di questo sport: e' piacevole realtà, ma quanto veramente vale lo svizzero al cospetto di Marco Pantani, Jan Ullrich, Alex Zulle, Pavel Tonkov, Ivan Gotti e Abraham Olano che negli ultimi anni si sono impossessati delle maglie rosa, gialla e amarillo? Camenzind e' uomo di resistenza: lo dicono i numeri del suo fisico. E' un diesel. E' attrezzato più per grandi corse a tappe come Giro, Tour e Vuelta, che per le classiche in linea di un giorno. Il suo futuro immaginario va rapportato a chi meglio si esprime nell'arco delle tre settimane che non sui campioni delle corse in linea "occasionalmente" battuti a Valkenburg e a Bergamo in meno di una settimana: il mondiale e la classica autunnale della Gazzetta si sono rivelati tremendamente impegnativi e lui li ha domati in virtù del "fondo". Camenzind e' soprattutto uomo da grandi Giri, più che da classiche: il '99 sarà l'anno della verifica in tal senso, visto che non avrà più obblighi di gregariato nei confronti di Pavel Tonkov come gli e' toccato quest'anno ai piedi della Marmolada, mentre Pirata Pantani imperversava con Giuseppe Guerini. Ma solo al Giro dell'anno prossimo sapremo se Camenzind e' dotato di nervi d'acciaio oltre che di muscoli di ferro, se le responsabilità non lo soffocheranno. In una frase: sulle rotte rosa da Agrigento a Milano verificheremo se il salto di qualità dell'elvetico si fonda sulla completezza psico - fisica dell'atleta. Quel che colpisce di Camenzind e' che vince, ascolta e non parla. Di solito, invece, chi vince finisce per parlare sempre e ascoltare mai. Come temperamento assomiglia a Miguel Indurain: schivo ma determinato, tranquillo ma esigente. Robert Ochsner, il manager, sostiene che i limiti di Oscar non sono mai stati sondati perché si attendeva che il ragazzo raggiungesse la maturità: guarda caso come Indurain, che alla stessa età dell'esplosione di Camenzind (27 anni) conquisto' il primo Tour.
Angelo Zomegnan -----------------------------------------------------------------

LA FESTA Ieri Oscar ha chiuso battendo Richard nel "Gianetti Day" ISONE (Svi) - (p.ber.) Oscar Camenzind, in maglia di campione del mondo, brucia l'olimpionico Pascal Richard e l'altro svizzero Felice Puttini. Finisce così, in cima allo strappo di Isone, la terza edizione della "Gianetti Day", la cicloamatoriale organizzata dai sostenitori di Mauro Gianetti. In gara anche Andrea Peron e Niki Aebersold. Migliaia di tifosi, tra i cicloturisti ufficiali (1.600), qualche "portoghese" e tanti spettatori, hanno fatto festa al campione del mondo. Con la sua maglia arcobaleno, riaccesa dal successo nel Lombardia, Camenzind ha sfilato in mezzo ad un pubblico che lo ha adattato da tempo, visto che Oscar e' ancora tesserato per il V.C. Lugano. Camenzind, ieri mattina, lamentava un dolore all'inguine (conseguenza della caduta del Lombardia), che lo costringe a camminare zoppo. Ma ha appena e' salito in bici si e' trasformato ed ha ben svolto il suo ruolo da protagonista. La stagione del "Postino" iridato si e' così ufficialmente chiusa. "Tra gare e circuiti vari ho 106 giorni di corsa sul mio taccuino - dice Oscar Camenzind -. Adesso chiudo con la bici da corsa e mi dedico per una settimana alla mountain bike. Girerò l'isola di Kios, in Grecia, con un gruppo che organizza escursioni in bici. Poi finalmente le vacanze con la mia compagna Angela: 3 settimane in California". Per il prossimo anno Camenzind ha rinnovato (anzi ritoccato) il contratto con il gruppo di Giuseppe Saronni e Pietro Algeri, che guideranno la nuova Lampre. Giorgio Squinzi, patron della Mapei, ha comunque dei contatti con il manager di Oscar. Magari per riaverlo nel 2000. "Al mio ritorno dalle vacanze pianificherò la stagione '99 con Saronni e Algeri. Per adesso c'è un solo punto fermo: il Giro d'Italia. A proposito chi ha già messo la maglia rosa sopra quella iridata?".
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Gli svizzeri e il Giro di Lombardia: dal digiuno all'abbondanza Fino all'89 non l'avevano mai vinto: poi Rominger ruppe il ghiaccio Fino al 1989 gli svizzeri non avevano mai vinto il Giro di Lombardia. Ci penso' Tony Rominger a rompere il ghiaccio, con un'impresa leggendaria: 113 chilomertri di fuga per arrivare solitario sul traguardo di Milano, con 2'33" sul francese Delion e 2'24" sul belga Roosen. Da quell'anno, gli elvetici hanno trovato modo di rifarsi abbondantemente per il lungo digiuno precedente: nel '92 Rominger s'è ripetuto, stavolta sul traguardo di Monza, precedendo di 41" Chiappucci e di 2'50" Cassani; mentre nel '93 e' arrivato il successo di Pascal Richard, ancora a Monza, su Giorgio Furlan, che allora era suo compagno di squadra nell'Ariostea. Terzo si piazzo' Sciandri, a 7". Sabato l'ultima gioia per il ciclismo della Confederazione: Oscar Camenzind ha stroncato il campione d'Olanda Michael Boogerd, vincendo la classica d'autunno con la maglia di campione del mondo.

Bergonzi Pier, Zomegnan Angelo
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