Ercole Baldini e la Forma unica di continuità nello spazio

Sulla moneta da 20 centesimi di euro è raffigurata la Forma unica di continuità nello spazio, capolavoro del pittore e scultore Boccioni, figura solida, sprezzante, in movimento, totalmente impegnata a spaccare l'aria e superare il confine dell'umana potenza.
Tra tutti i ciclisti Ercole Baldini più di ogni altro ha interpretato questa scultura, superando con il medesimo impeto dell'opera boccioniana, nel triennio 1956/1958, ogni limite del mondo a due ruote, senza risparmi, senza calcoli, senza riguardi, come nessun ciclista, prima e dopo di lui, ha saputo fare. Osare tutto senza porsi limiti: il credo dell'arte futurista tradotto nel linguaggio dello sport più duro del mondo.
Tra il 1956 ed il 1958 Baldini si aggiudicò proprio tutto: campionato nazionale, su strada e su pista, da dilettante e da professionista; campionato mondiale su strada e su pista; le olimpiadi; il record dell'ora il giro d'Italia e le più importanti competizioni ciclomotoristiche ed a cronometro.
Nel 1956, ancora dilettante, distrusse il record dell'ora che Anquetil aveva da poco strappato al campionissimo Fausto Coppi. Nel 1957, nella tappa a cronometro del suo primo Giro d'Italia, distrusse il buon senso, distanziando una sessantina di corridori oltre il tempo massimo consentito per non venire squalificati. Nel 1958, nel Giro d'Italia che lo vedrà trionfatore, nonostante i suoi 80 chilogrammi, distrusse gli scalatori puri vincendo le tappe alpine con arrivo a Bosco Chiesanuova e Bolzano; ed al Campionato Mondiale, a Reims, distrusse le regole del ciclismo giungendo da solo al traguardo, dopo ben 250 chilometri di fuga. In quegli anni Baldini distrusse pure il mito dell'invincibilità di Anquetil contro il tempo, e di Faggin nell'inseguimento su pista.
Terminato il suo triennio favoloso, Ercole Baldini dimostrò di essere un grande, proseguendo a faticare in bicicletta, nonostante si vedesse sorpassare da una infinità di ciclisti "normali" che, al contrario di lui, seppero risparmiarsi, scivolare per sfuggire al vento, schivare le fatiche superflue, non sprecare energie, evitare sforzi esagerati e piatti di tagliatelle annaffiati con il Sangiovese della sua Romagna.
Appesa la bici al chiodo Baldini dimostrerà ottime capacità anche come Direttore Sportivo, dirigente della Federazione e Presidente dell'Associazione Corridori Ciclisti.
Scrivere di Ercole Baldini, a distanza di tanti anni significa anche sfatare due miti che ne hanno offuscato l'immagine: quello di essere stato un corridore aiutato dai "borraccini" e da Fausto Coppi.
I cosiddetti borraccini, di caffeina ed altri eccitanti, abbondavano nel ciclismo dell'epoca, ma chi esagerò, purtroppo, pagò un caro prezzo anche in termini di attesa di vita, mentre Ercole gode di grande longevità.
Fausto Coppi, da capitano della nazionale italiana al mondiale del 1958, ordinò ad Ercole di andare in fuga all'inizio della gara, non per regalargli la più strepitosa vittoria mondiale della storia del ciclismo, come credettero in molti, ma per mettere a dura prova il ragazzotto che da dilettante aveva osato strapazzare quello che fu il suo record dell'ora.
Articolo inviato da: Angelo Gerosa
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