Paris-Roubaix

Leggendaria classica del nord, la Parigi-Roubaix è considerata la corsa di un giorno più massacrante della stagione ciclistica. Evoca alla memoria sfide emozionanti, disputate fra campioni che sono entrati a fare parte della leggenda del ciclismo. L'epica durezza della Roubaix è legata soprattutto ai tratti di pavé, strade di pietre selciate caratteristiche del nord est della Francia.
La Parigi-Roubaix è la corsa per eccellenza, per le sue caratteristiche uniche che esaltano le qualità dei grandi ciclisti. Pedalare sui lastroni di pietra, in alcuni casi risalenti all'epoca napoleonica, circondati da fango e polvere, in una strada arcuata a "schiena d'asino" è estremamente faticoso, senza contare che il fondo sconnesso aumenta il rischio di cadute e forature, spesso in grado di decidere le sorti della gara. Il continuo sforzo fisico procurato dalle sollecitazioni del pavé, le strade dissestate, le condizioni meteorologiche spesso proibitive, sono il vero marchio di una corsa leggendaria.
La Parigi-Roubaix non è gara per passisti veloci né per scalatori, di norma troppo leggeri, bensì una competizione che premia solamente i "guerrieri del pedale", ovvero ciclisti dal fisico poderoso e dotati di grande resistenza, come Franco Ballerini o Johan Museeuw.
La Parigi-Roubaix nacque nel 1896 dall'idea di due industriali tessili di Roubaix, Vienne e Perez, che volevano una corsa ciclistica che arrivasse al velodromo di Roubaix, è ancora oggi la classica più prestigiosa della stagione.
Il percorso (modificato più volte nel corso dei decenni) si sviluppava lungo 272 km, dei quali quasi 60 a pavè, divisi in settori di diversa durezza e lunghezza. La partenza fu fissata a Compiègne (cinquanta chilometri da Parigi), l'arrivo a Roubaix, in Francia al confine con il Belgio.
Nel 1898 e nel 1899 la gara fu corsa dietro a veicoli a motore, mentre dal 1910 si gareggiò con biciclette con il pignone fisso. Dal 1928 comparvero le biciclette a ruota libera. La prima edizione andò a Joseph Fischer, un ciclista tedesco, fatto piuttosto raro nell'albo d'oro della corsa, ma nelle due edizioni successive, la "classicissima" fu conquistata dal francese Maurice Garin che cominciò un lungo predominio dei colori transalpini.
La definizione "Inferno del Nord" si deve al ciclista francese Maurice Garin. Nato ad Arviers in Val d'Aosta nel 1871, e quindi d'origine italiana, Garin era considerato di nazionalità francese in quanto trasferitosi a diciotto anni in Savoia. La leggenda vuole che arrivando a Roubaix in una solitaria fuga, percorrendo il tratto di pavè maggiormente faticoso, Garin invocasse Dio per liberarlo da quell'inferno di fatica.
Nel corso dei primi decenni la gara vide il dominio dei ciclisti francesi, che riuscivano sempre a battere nel finale i velocisti belgi. Dagli anni Trenta si registrarono le grandi affermazioni dei campioni fiamminghi, veri e propri guerrieri del ciclismo nordico. Il primo successo italiano avvenne nel 1937, anno nel quale s'impose a sorpresa Giulio Rossi, superando nello sprint quattro corridori fiamminghi. Nel 1949 vinsero a parimerito, per questioni di regolamento, Serse Coppi e Andrè Mahè, mentre nel 1950 s'impose per distacco il "Campionissimo" Fausto Coppi . Nel 1951 ci fu l'affermazione di un altro italiano, Bevilacqua, a cui fece seguito un ventennio di dominio dei velocisti belgi, interrotti nel 1966 da Felice Gimondi.
La Parigini-Roubaix durante gli anni Settanta si corse nel segno di Roger De Vlaeminck, detto "Monsieur Roubaix", grande dominatore della classica, con 4 successi. A contendergli il primato il grande Eddy Merckx che, nello stesso periodo, vinse la gare ben tre volte. Finiti gli anni di Merckx cominciò l'epoca di Francesco Moser (3 successi consecutivi 1978-1980) e Bernard Hinault.
Dalla metà degli anni '90 la Parigi-Roubaix è stata terreno di conquista della Mapei, fortissima formazione ciclistica italo-belga che nel 1996, 1998 e 1999 è riuscita ad aggiudicarsi il gradino più alto del podio. La tradizione del ciclismo italiano è confermata dalle vittorie di Franco Ballerini (2 successi) e Andrea Tafi. Nell'edizione 2002, Johan Museeuw, già vincitore nel 1996 (accompagnato al traguardo da due compagni di squadra, Bortolami e Tafi) e nel 2000, ha ribadito la sua supremazia su questo percorso duro e rischioso che nel 1998 lo vide vittima di una caduta che gli costò la frattura del ginocchio. Museeuw detiene anche il record di velocità: 43,350 km/h.
La Parigi-Roubaix è una corsa unica, perché ancora oggi a guardarla si rivivono le atmosfere del ciclismo di altri tempi. Per non smentire la tradizione eroica, il vincitore riceve in dono un trofeo che è letteralmente un pezzo di strada, una pietra estirpata dalla carreggiata e messa su un piedistallo.
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