Alessandro Petacchi viaggio alle radici del vincitore della 96° Milano-Sanremo

Alessandro Petacchi nasce all'ospedale di La Spezia. Babbo Lucio voleva chiamarlo Alessandro, Mamma Gaudilla avrebbe preferito Emanuele. Si sa già chi, dei due, ha vinto. Mamma Gaudilla non ha rimpianti, anzi: "A pensarci adesso, ma come potevo pensare di battezzarlo Emanuele? Non ne ha neanche la faccia". Aveva, invece, proprio la faccia di un Alessandro. Era l'una del pomeriggio, di un martedì, che a voler essere pignoli, è giorno di corsa per i ciclisti dilettanti. Ma a quel tempo, in casa Petacchi nessuno pensava al ciclismo, né per diletto né per professionismo.
In casa Petacchi no, ma in casa Petacco sì. Bisogna sapere che su quelle strade della Lunigiana, al confine fra Liguria e Toscana, fra mare e monti, fra ulivi e viti, e a pochi metri da Gaudilla e Lucio, c'era un Petacco a infiammare il cuore degli sportivi. Anteo Petacco. Che prima pedalava per diletto, da dilettante, e poi per professione, da professionista. E adesso pedala per amore, da amatore. E ne vince ancora, di corse, da amatore. E sapete come le vince? In volata.
Dev'essere una questione di geni di questa zona: gente che va veloce, che ha fretta, che ha poco tempo, un briciolo meno degli altri. Petacchi è cresciuto in una casa a due piani, color mattone, via Salicello 32, Molicciara, in provincia di La Spezia. Là dove c'era l'erba ora c'è: ancora l'erba, ma anche tante case, ville, appartamenti. Gaudilla ("Mio padre mi ha visto pacioccona, e avrà pensato, o forse si sarà detto: "Ma guarda com'è gaia e tranquilla". Gaia e tranquilla? Gaudilla!") e Lucio si sono sposati a un'età che, oggi, il minimo è esplodere in un: ma siete stati pazzi. Ma allora no: quella pazzia si chiamava amore. Lei 18 anni, lui 23. Alessandro è nato che lei ne aveva 20, lui 25.
Mamma Gaudilla: "Si capiva subito: era nato per fare sport". Dovunque lo mettessero, Alessandro brillava: in piscina, a nuotare, in pista, a correre. Si racconta di quella volta in cui Alessandro disputò una gara di corsa a piedi, sprint, velocità, in palestra: pronti via, una freccia, talmente freccia che non riuscì a frenare abbastanza, o forse la pista finiva troppo presto, quasi contro una parete, contro un muro. Mani davanti, per ripararsi: e frattura dei polsi. Tutti e due. Alessandro brillava un po' meno a scuola. Ma si capisce, non si può mica essere fenomeni dovunque. E lui, Alessandro, con i colori - compreso l'azzurro degli occhi - rubati al babbo Lucio, con tutto il resto preso dalla mamma Gaudilla, e con il carattere ereditato dal nonno paterno Angelo, intanto cominciava a corteggiare la bici. Siccome il babbo Lucio non gliela comprava ("Volevo che la desiderasse tanto, il più possibile"), corteggiava quelle degli altri. Le prime gare, due o tre concorrenti con una sola bici, erano a cronometro.
Il giorno in cui gli fu finalmente regalata un'Atala rossa, modello sport, che non era da corsa, ma con il manubrio da corsa immediatamente sostituito a quello da turismo grazie all'intervento di babbo Lucio, cominciò una nuova vita. A pedali. La prima sfida fu con due fratelli vicini di casa, già categoria esordienti, e bici da corsa vere, autentiche, fino in fondo. In programma il giro dell'isolato. Primo giro: tutti e tre insieme. Secondo giro: tutti e tre insieme. Terzo giro: un bambino solo al comando, la sua maglia chi se la ricorda più, il suo nome è Alessandro. Ma non era Fausto Coppi il suo eroe, come poteva esserlo, Coppi è come Garibaldi, Coppi e Bartali sono come Romolo e Remo. Storia, o leggenda. Il suo eroe era Beppe Saronni, altra eredità del babbo Lucio. "Campionato del mondo professionisti su strada, 1982, Goodwood. Io e Alessandro, sul divano di pelle, quasi nuovo, davanti alla tv. Saronni schizza, esplode, vince. Io e Alessandro saltiamo in aria, decolliamo, e atterriamo, sul divano". Risultato: "Divano sfondato".
Babbo Lucio ammette: "Strano ma vero, e giuro, non vorrei fare la figura del padre che se ne frega. Ma le emozioni che mi regalava Saronni quando vinceva, Alessandro non è mai riuscito a darmele". Neanche al Giro? "Neanche al Giro". Neanche al Tour? "Se è per questo, lui stesso al Tour mi confidava: "Babbo, non ci crederai, ma non sento niente"". Neanche alla Sanremo? "Quasi mi vergogno. Neanche alla Sanremo".
Ma l'altra sera, anzi, era già notte, l'altra notte, dopo la Sanremo, hanno festeggiato. E alla grande. Alessandro ha questa schiera di sportivi, appassionati, tifosi, esageriamo e diciamo: amici. Uno di loro si chiama Mauro Ricciardi e ha un ristorante, la Locanda delle tamerici, ad Ameglia. Le tamerici sono degli arbusti che crescono sul litorale e ai confini del fiume. Ricciardi ha chiuso il locale per i clienti che pagano, e lo ha riaperto per Alessandro (che qui tutti, forse per via di quella fretta genetica, chiamano Ale), sua moglie Anna Chiara (che qui tutti, sempre per via della velocità, abbreviano in Chiara) e un'altra ventina di intimi, tra cui Michele Bartoli. Le sue specialità sono i fidelini allo zafferano con salsa ai frutti di mare e, dulcis in fundo, la sfoglia con crema (ne va pazza Chiara). E dalla cantina ha estratto, con solenne e gaudiosa religiosità, una bottiglia di Bordeaux e un'altra di Sauternes, e un magnum di champagne, totale da mandare in bolletta chiunque, ma non quella ristretta ventina, perché era tutto gratis. Però Ricciardi ha salvato uno specialissimo rum. Lo tirerà fuori in occasione del Mondiale di Madrid.
Il resto è gloria. Come lo striscione "96° Milano-Sanremo" rubato sul traguardo di via Roma e appeso fuori da L'antico bar di Molicciara, come il lenzuolo lungo 10 metri con scritto "Petacchi orgoglio nazionale" e sventolante sopra il Bar Centrale di Molicciara. Il resto è leggenda. Come quando Alessandro era piccolo e piangeva se moriva un pulcino, come quando Alessandro era un po' più grande e il preside dell'Istituto nautico di La Spezia lo seguiva sull'ammiraglia nella crono del Giro di Lunigiana. Il resto è vita. Gaudilla e Lucio ne sono convinti: "Il bello viene adesso".
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy