Michele Coppolillo: il ciclismo ha futuro

Rivista Tuttobici Numero: 3 Anno: 2008

Michele Coppolillo: il ciclismo ha futuro

di Gino Sala

Un ragazzo di quindici anni che fa la valigia col proposito di diventare un corridore. Via da Cosenza per raggiungere la Romagna, un sogno che per Michele Coppolillo diventa realtà. Data di nascita il 17 luglio 1967, altezza 1.78, peso 67 chili, una carriera professionistica che va dal 1991 al 2001, un gregario benvoluto e stimato che si è distinto nelle giornate di libertà aggiudicandosi il Trofeo Pantalica e una tappa al Giro del Mediterraneo e che ha ottenuto piazzamenti di rilievo, cinque secondi posti e un terzo nella Milano-Sanremo del '96 quando il vincitore (Gabriele Colombo) si aggiudicò la Classicissima di primavera con un allungo nell'ultimo chilometro.

È proprio una bella storia, quella di Michele, da tempo cittadino di Dozza Imolese dove si è sposato ed è diventato padre di un maschio e di una femmina. Dalla sua voce avverto una gioia e un amore per lo sport della bicicletta che è ancora vivo e operante. Sì, Coppolillo è direttore sportivo di una squadra juniores di Faenza e sono sicuro che i suoi amministrati riceveranno preziosi consigli. Se poi ci chiediamo perché i migliori istruttori provengano dal gregariato, la risposta è semplice. Perché nessuno più di loro penetra nei segreti del mestiere. Un campione è portato all'assolutismo, al proprio io; uno scudiero percepisce i bisogni di questo e di quello con una dedizione e una mentalità che lo rendono un maestro. Gli esempi sono tanti. Mi limito a citare il compianto Luciano? Pezzi, Alfredo Martini e Giancarlo Ferretti.

Bella storia, dicevo. Il racconto di un uomo che a suo dire ha ricevuto molto dal ciclismo. Sentite: "Sì, per me è stata una scuo­la di vita, un divertimento più che una fatica, un girare il mondo che mi ha portato a preziose conoscenze, a contatti meravigliosi. È vero che c'è qualcosa da correggere, che dobbiamo impegnarci per risolvere scottanti problemi, vero anche che abbiamo il sostegno di milioni di spettatori".

Parole sante e complimenti al ragazzo con la valigia oggi nelle vesti del costruttore. Dobbiamo molto a personaggi del genere che operano nel campo dei giovani. La forza del ciclismo proviene dalle piccole società armate di passione e di intendimenti genuini. Il passato insegna. La ricchezza del vivaio è frutto di una santa povertà, di dirigenti che operano in famiglia. Purtroppo con l'andare dei tempi le cose sono cambiate, circolano assegni e stipendi distruttivi, in molti casi vien meno quella limpidezza che crea un buon professionismo. Facciamo tesoro degli insegnamenti e tutto sarà più bello e più pulito.
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