Storia di Paola Scotti

Nata a Borgonovo Val Tidone il 25 aprile 1944, ultima di cinque fratelli, ancora bambina Paola si trasferì con tutta la famiglia in una cascina situata nella zona golenale del Po, non lontano da Sarmato. Si appassionò al ciclismo assai presto e da quel momento il suo grande sogno diventò quello di correre. Quotidianamente, anche in pieno inverno, raggiungeva in bicicletta le scuole commerciali di Castel San Giovanni, sfrecciando davanti alla trattoria della famiglia Ginofero, posta lungo la via Emilia, alle porte di Sarmato. Proprio Renato Ginofero (un ex dilettante degli anni Trenta) e il figlio Alberto notarono questa ragazzina dalla pedalata sciolta e le proposero di entrare a far parte della squadra che avevano iniziato ad allestire dopo il riconoscimento ufficiale del ciclismo femminile da parte delle Federazione. Paola, naturalmente, accettò subito con entusiasmo e già nel 1962, con altre quattro italiane, partecipò in maglia azzurra ai Mondiali di Salò. Nella stagione successiva, alle cinque "pioniere" si aggiunsero molte altre atlete, fra cui le piacentine Raffaella ed Agnese Beretta, Loredana Maserati, Angela Gabba e Maria Teresa Colla. L'attività si sviluppò in tutta una serie di gare e, come già detto, venne anche assegnato il primo titolo nazionale. A Castel San Giovanni, in una giornata di afa insopportabile, la Scotti batté sorprendentemente in volata la favorita Florinda Parenti e vestì il tricolore. Poco più di un anno dopo, nell'agosto del 1964, conquistò un altro straordinario successo a Ceparana di La Spezia, dove, su un percorso particolarmente selettivo, si svolse per la prima volta in Italia una gara internazionale di ciclismo femminile. La piacentina fece il vuoto a una trentina di chilometri dall'arrivo e, protetta in modo perfetto dalle compagne, tagliò il traguardo con 1'32" di vantaggio sull'ex iridata Jacobs. Questo trionfo, purtroppo, rappresentò il suo canto del cigno, perché prima una grave indisposizione e poi gli impegni familiari la distolsero definitivamente dall'agonismo. Ma la passione sportiva in lei non si sopì mai e così, anni dopo, l'ex campionessa diventò giudice di gara, entrando inoltre a far parte della Federazione Italiana Cronometristi. Nel 1990, a soli 46 anni, un male incurabile se la portò via, ma nell'ambiente ciclistico piacentino è da tutti ricordata con immutato affetto.
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