Marino Basso

Nato a Rettorgole di Caldogno (VI) il primo giugno 1945. Velocista, alto m. 1,73 per kg. 65/66. Professionista dal 1966 al 1978, con 90 vittorie.
In un'analisi storica corretta, non si può definire Basso, un grande sprinter sul tipo di quelli odierni, perché non faceva le volate col treno, non si ritirava per tattiche di calendario, non rimaneva in tempo massimo grazie alle scie delle ammiraglie e le consenzienti giurie e correva su biciclette che non possedevano variabilità di rapporti in grado di salvare le gambe sulle salite. Eppure, per l'immaginario collettivo, Marino è stato solo un velocista, senza porsi domande e, tanto meno, senza chiedersi quanto fosse più "ciclismo vero" quello dei suoi tempi. Ed allora che si metta nel conto che Basso s'è guadagnato il suo cospicuo bottino, pur dovendo lottare ad armi pari, senza le corazzate ed i treni di oggi, con gente del rango di Zandegù, Sercu, De Vlaeminck, Reybroeck e Van Linden, solo per citarne alcuni. Che ha vinto un Mondiale, quello di Gap '72, che proponeva un percorso non da biliardo e che ha sfiorato successi su classiche con percorsi non sempre da velocisti da treno, come il 3° posto nel Campionato di Zurigo ('68), il 3° nella Milano Sanremo ('69 e '72), il 3° nel Giro delle Fiandre ('69), il 2° nella Parigi Tours ('71) e il 3° nella Parigi Roubaix ('71). Idem, nei successi di medio alto valore raggiunti, solo in piccola parte possibili per chi è solo sprinter, come il GP Campagnolo nel '57, Giro del Piemonte, il Giro di Campania, la Tre Valli Varesine e il Trofeo Matteotti nel 1969, il Giro di Sardegna a tappe, la Coppa Bernocchi nel '72 e la Coppa Placci nel '77. Altre vittorie di nota, più adatte alla sua ruota veloce sono: il GP Cemab nel '68, la Milano-Vignola nel '68-'71, la Genova-Nizza nel '71. Si è caratterizzato non poco per i successi nelle tappe dei Grandi Giri: ne ha vinte 15 al Giro d'Italia, 6 al Tour de France e 6 alla Vuelta di Spagna, queste ultime addirittura nello stesso anno, il 1975. Di lui comunque resterà indelebile il ricordo di quel guizzo irresistibile che gli donò l'iride a Gap, quando con uno spunto sensazionale, per il timore che l'altro azzurro Bitossi, solo, lanciato verso il traguardo in leggera salita potesse essere inghiottito dal drappello inseguitore condotto da Eddy Merckx, balzò imperiosamente sulla fettuccia d'arrivo e fu primo sul meritevole e grande toscano. Un gesto tecnico di valore che rese legittima la conquista del Titolo Mondiale e ci fece capire quanto Marino Basso avesse doti notevoli. Qualità, che per una poco corretta disponibilità ai sacrifici della professione, sono state spesso offuscate.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy