Nato il 29 luglio 1906 a Bergamo ed ivi deceduto il 30 dicembre 1973. Passista. Professionista dal 1930 al 1933 con una vittoria.
Nato in una provincia che ha fatto per lunghi tratti del ciclismo una religione, lui che di talento ne aveva a sufficienza per essere qualcuno, preferì la concretezza di un lavoro, piuttosto che l'avventura dei guadagni provenienti dalle pedalate. E non lo fece perché era uno scansafatiche, tutt'altro, semplicemente faceva due conti. Arrivò fra gli indipendenti dopo aver corso abbastanza poco, nel 1930, ed in quell'anno arrivò 5° nella Milano-Savona e 8° nella Coppa Auricchio. Nel 1931 vinse il Campionato Bergamasco, arrivò 6° nel Gran Premio Bendoni, 27° al Giro di Lombardia, 30° alla Tre Valli Varesine e 55° alla Milano-Sanremo. Con l'obiettivo di arrivare a correre il Giro d'Italia, avviò la stagione 1932. Giunse subito 2° nel Giro della Bergamasca, indi 8° nella Coppa Miozzi e finalmente poté partire per il Giro d'Italia. Il suo fu uno start da isolato, eppure senza la benché minima assistenza, con una straordinaria regolarità, lo concluse al 19° posto. Un piazzamento che dimostrava qualità ben superiori al raccolto fin lì. Dopo la grande corsa finì 15° nella Predappio-Roma e 22° nel Giro di Lombardia. A fine stagione fu incerto se continuare o meno, in fondo al Giro aveva finalmente corso. Scelse di continuare un anno ancora e lo fece sempre da isolato. Così, nel 1933, partecipò alla Milano Sanremo dove arrivò 20°. Indi alla Predappio-Roma che chiuse 26°, ed infine fu al via di un nuovo Giro d'Italia, dove, sempre da isolato, lo concluse al 32° posto. All'indomani, appese la bicicletta al chiodo.