Mariano Diaz Diaz

Nato a Villarejo de Salvanés il 17 settembre 1939, deceduto a Madrid il 5 aprile 2014. Passista scalatore. Professionista dal 1965 al 1971 con 14 vittorie.
Analizzando la storia del ciclismo attraverso i suoi interpreti-protagonisti, ovvero gli atleti, si ha modo di rimarcare come, indipendentemente dai paesi di riferimento, la categoria dei dilettanti sia stata un'autentica giungla di rischi. Un'area dove gli sforzi su gare comunque propedeutiche al ciclismo che conta e fa la storia, hanno davvero elevato dei cimiteri atletici. Le cosiddette "ferme olimpiche" hanno poi fatto il resto, ingigantendo quello che era già un delicato problema. Anche la Spagna non è sfuggita a questa constatazione lapalissiana e Mariano Diaz ne rappresenta uno degli esempi più lampanti. Gran dilettante, ovviamente, fu tenuto nella categoria col facile e trascinante orizzonte del sogno olimpico. A Tokyo '64, Mariano, che aveva già vinto fra le altre corse anche un paio di Vuelte di Navarra, fu schierato, sia nella prova in linea e sia nel quartetto della 100 chilometri. Un duplice sforzo, poco sostenuto dalle risultanze: 32° nella corsa in linea (conclusasi con un mega-volatone anche per un percorso assai piatto) e 8° nella cronosquadre. Una punta di delusione con la conseguente volontà di riscatto, nonché la voglia di disputare il Tour de l'Avenir ed i Mondiali a San Sebastian, trattennero Diaz fra i dilettanti, anche nel 1965. Ed a 26 anni, il corridore madrileno, concretizzò personali e federali speranze. Rivinse la Vuelta a Navarra, partecipò al Tour de l'Avenir e lo vinse dominandolo (sue anche due tappe, compreso il tappone di Bagnares de Bigorre), poi, ai Mondiali nel quartetto della cento chilometri, colse un argento di pregio, poiché giunto dopo un'autentica battaglia con la favorita Italia. Solo 27" divisero i due quartetti. All'indomani delle prove iridate, finalmente, Mariano Diaz passò professionista in seno alla Ferrys: aveva già 26 anni. A gennaio '67 però firmò un contratto con la nascente Fagor, squadra nella quale militerà fino a tutto il 1969. Nel primo vero anno da prof, Mariano raccolse 3 vittorie: la Vuelta delle Valli Minerarie, unas tappa della Bicicletta Basca ed una della Vuelkta di Avila. Finì 7° nel Campionato spagnolo. Andò meglio nel '67, perché vinse il tappone di Andorra e la Classifica dei GPM alla Vuelta di Spagna (chiusa 9°), anche se si ritirò al suo primo Tour de France. Nel 1968 riuscì a centrare un paio di vittorie di buon peso come la Settimana Catalana e la Vuelta del Levante. Fu 2° nella Subida a Urkiola, ma al suo primo Giro d'Italia venne squalificato (aveva chiuso 13°), per una positività al controllo antidoping nella tappa di Napoli. Il suo anno d'oro, l'unico abbastanza in linea con quanto aveva fatto sperare da dilettante, fu il 1969, quando vinse una tappa alla Vuelta di Spagna (chiusa 13°), una tappa al Tour de Suisse e la dura frazione di Divonne les Bains al Tour de France. Fece poi suo il Giro di Catalogna, nonché il GP Santander.
A fine anno fu costretto a fare i conti con le poche forze rimaste e con l'abbandono ciclistico della Fagor. Ed infatti, accasatosi nel '70 in seno alla Casera Bahamontes e nel '71 alla Orbea, Mariano Diaz, non diede più segni di vitalità e decise di chiudere col ciclismo pedalato.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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