Giorgio Furlan

Nato a Treviso il 9 marzo 1966. Passista scalatore. Professionista dal 1988 al 1998 con 19 vittorie. Un corridore che ha vinto delle grandi corse e sul quale sono ingiustamente pioviti giudizi poco lusinghieri, da parte di un osservatorio che va dal bacchettone al prosciutto sugli occhi verso lo sport intero. Uno che ha pagato non le frequentazioni sue, ma della massa. Resta il fatto, che su Giorgio, nato trevigiano ma veronese d'adozione, sono piovute ombre immeritate e, soprattutto, l'ignoranza di chi non ha seguito il suo percorso di corridore sempre in crescita e con delle punte che ne lasciavano presagire un futuro di nota. Già, perché Furlan si è sempre fatto notare anche da giovane, quando praticava pure la pista come dovrebbero fare tutti i ciclisti e da dilettante vinse della gran belle corse, come il Trofeo Bianchin che vinse due volte, la Milano Rapallo, la Ruota d'Oro nonché il Giro del Medio Brenta, mettendo ogni anno in atto un miglioramento. Passato professionista nell'ultimissimo scorcio della stagione '88, già al suo primo intero anno nell'elite, diede segni di qualità, giungendo 3° nel Giro dell'Appennino, gara valevole per il Campionato nazionale, dove, nello sprint decisivo di un drappello composto praticamente dai 12 migliori ciclisti italiani solo Argentin e Bugno gli finirono davanti. E l'anno seguente nel GP di Camaiore, anch'esso valevole per il Titolo italiano, con un bel colpo di mano, si laureò Campione tricolore. Era la sua prima vittoria, ma non era per nulla un carneade. Nel 1991, finì nello squadrone dell'Ariostea, vinse la Coppa Bernocchi e si piazzò tantissimo. Nel '92 esplose. Vinse dapprima la seconda tappa del prestigioso Criterium International in Francia , quindi staccò tutti sul Muro di Huy facendo sua una Classica come la Freccia Vallone e si piazzo 8°, ma da protagonista, nella Liegi Bastogne Liegi. Tornato in Italia, vinse il Giro di Toscana ed al Giro d'Italia fece suo, in perfetta solitudine, il tappone del Monte Bondone scalato nel corso della tappa due volte e con lui sempre davanti. Andò poi al Giro di Svizzera e lo vinse e con esso una tappa. L'anno seguente si confermò, anche se le vittorie furono di meno, ma non l'andamento complessivo, che fu addirittura più completo. Nelle classiche di primavera, salvo la Freccia Vallone, non uscì mai dai primi dieci. Al Giro migliorò la sua posizione finale e vinse la tappa di Fabriano. Al Tour de Suisse vinse una tappa ed in agosto vinse il GP Sanson. In autunno non usci praticamente mai dal ruolo degli eletti, finendo in tutte le corse sul podio anche se mai sul gradino più alto. Chiuse, tra gli altri piazzamenti, al posto d'onore il Giro del Veneto, la Coppa Placci, la Coppa Sabatini, il Giro del Lazio e nel Giro di Lombardia, dove arrivò col compagno di squadra Pascal Richard. E venne il 1994, in cui ricominciò dove aveva finito: ai vertici mondiali, ma stavolta con un crescendo incredibile di successi. Vinse dapprima la seconda tappa della Settimana Siciliana, indi il Trofeo Pantalica, tre tappe e la Classifica finale della Tirreno Adriatico. Da massimo favorito corse e vinse da dominatore la Milano-Sanremo, dove nessuno fu in grado di resistere ad un suo fenomenale attacco sul Poggio. Andò in Francia e fece suo il Criterium International, quindi finì 3° nella Liegi Bastogne Liegi, 2° nella Freccia Vallone, 15° nell'Amstel Gold Race e vinse la seconda tappa del Giro di Romandia. Dopo un simile ruolino di protagonismo, si fermò per un mese e riprese al Tour, per temprarsi per l'ultima fase della stagione, dove si piazzò tantissimo, ma non ritrovò il successo. Nel 1995, apparvero i primi acciacchi che lo porteranno successivamente ad un'operazione chirurgica e ad un anticipato tramonto. Nella stagione vinse una tappa del Giro di Svizzera e finì 3° nel Campionato di Zurigo. Poi, per ritrovare Giorgio Furlan su un podio, bisognerà arrivare al 1997, quando finì secondo nel Criterium d'Abruzzo. Nel 1998 chiuse l'attività agonistica.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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