Storia di Renzo Fontona

Renzo Fontona Nato a Riccò del Golfo (La Spezia) il 2 luglio 1939 e professionista dal 1961 al 1968. La prima bicicletta fu quella del papà, scalpellino all'azienda del gas, che in bici andava a lavorare. La seconda bicicletta fu quella del fratello Nando. Ed era una bicicletta Idcorcon due leve posteriori per cambiare il rapporto. "La prima vittoria chiarì il mio destino: a Ponzano Alto, da solo, per distacco, perché in volata - a parte quella a due con Guarguaglini - avrei perso anche contro la mia ombra". Da giovane, in una riunione a Lucca nel 1959 ricevette addirittura i complimenti da Fausto Coppi dopo aver tagliato per primo il traguardo. Nel 1961 vinse il Gran Premio di Pistoia battendo in volata Carlo Guarguaglini, una corsa allora valida per il Trofeo Cougnet.

A soli ventidue anni, alla sua prima stagione tra i professionisti, partecipa al Giro di Lombardia. Il giovane Renzo si fa conoscere al grande pubblico rendendosi protagonista di un attacco a tre, nei chilometri finali della gara, assieme al proprio capitano Imerio Massignan e a Vito Taccone, il "camoscio d'Abruzzo". I tre corridori affrontano il fatidico Muro di Sormano, l'incubo di ogni ciclista: quasi due chilometri di sterrato da percorrere al 17% di pendenza media, con punte che toccano il 27%. Nella discesa successiva, una crisi di fame costringe Renzo alla resa e per lui ci sarà spazio "soltanto" per il terzo gradino del podio, ma il giorno dopo tutti parleranno di lui, giovane e inaspettata sorpresa di quel Giro di Lombardia.

La cronaca di quel giorno - Nel 1961 Torriani rivoluziona il Giro di Lombardia. Alfredo Binda lo definirà «il Lombardia più duro di sempre». Arrivo a Como, più vicino a Sormano. Non c'è il mitico Ghisallo bensì il "Superghisallo". Dalla via che sale verso il Santuario, si prende, dopo quattro chilometri, la strada verso Piano Rancio. Non appena i corridori si affacciano sulla piccola Valle di Guello, la salita si fa infernale. I cumuli di polvere e ghiaia risalgono dai minuscoli borghi di Rovenza e Fra Filippo per far di nuovo capolino sul Santuario della Madonna del Ghisallo, Signora protettrice di tutti i ciclisti. Su quelle rampe dure ed inedite rimane da solo Aldo Moser seguito da Gastone Nencini. Sulla "Colma" la situazione cambia. Al comando si forma un terzetto composto dal solito Massignan, seguito dal compagno di squadra alla Legnano, Enzo Fontona e Vito Taccone. Sulla Colma di Sormano Massignan non riesce a fare il vuoto. Vito scollina con quindici secondi di ritardo, Fontona lo segue di poco. In discesa Taccone perde altro terreno. Poi però Imerio viene raggiunto quando mancano meno di dieci chilometri al traguardo di Como. Vito confessa di avere i crampi e manda il veneto a tirare. Sarà un bluff. È soltanto un modo per recuperare le energie spese nell'inseguimento. Furbescamente. L'arrivo è una sentenza: primo Taccone, secondo Massignan e terzo Fontona.

Nonostante questi ottimi risultati, a cui vanno aggiunti un settimo posto al Tour de France e una partecipazione al Campionato del Mondo di Ronse del 1963 (ritirato), un secondo posto al Giro del Lazio del 1961 e la vittoria del Gran Premio di Pistoia nel medesimo anno.

Alla 19a tappa Giro d'Italia del 1964 si ritrovò secondo in classifica generale dietro a Jacques Anquetil, per poi cedere terreno ai grandi favoriti nella Cuneo-Pinerolo del 5 giugno vinta da Franco Bitossi. Nello stesso anno ottenne anche un secondo posto al Tour de France, nella sedicesima tappa che andava da Grenoble a Val-d'Isere dietro Fernando Manzaneque.
Articolo inviato da: Filippo Baldi
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