Recensione di Aldo Giusti al libro "Io e la bicicletta nel cuore" - Vittorio De Martino

Caro Vittorio, ho letto il tuo bel libro "Io e la bicicletta nel cuore" e mi è piaciuto molto per la genuinità e la semplicità delle cose belle (e talora, purtroppo, anche meno belle) che hai profuso in questi tuoi "ricordi" che sono anche i "nostri" ricordi perché anche noi, tuoi amici, abbiamo vissuto, insieme a te, quegli anni che ora ci sembrano così lontani ma che ora, grazie a te, ritornano nella nostra mente con tale chiarezza che sembrano cose avvenute il giorno prima proprio perché illuminate dalla luce che tu vi hai proiettato.
Le parole dette "con il cuore" - è proprio il caso di riprendere il titolo del tuo lavoro - hanno il sapore delle "cose fatte in casa" paragonabili all'odore ed alla fragranza del pane appena sfornato dai vecchi forni a legna che, all'epoca della nostra giovinezza, molte case avevano al loro interno; quel pane che subito dopo veniva, quasi gelosamente, custodito nella "madia", una sorta di "scrigno familiare" pronto a sfamare le tante bocche delle numerose e patriarcali famiglie di allora.
Tu ed io, caro Vittorio, siamo coetanei, nati entrambi in quel fatidico 1940 che fu l'anno dell'entrata in guerra del nostro Paese.
A guerra finita, e mentre l'Italia si ricostruiva, negli anni Cinquanta e Sessanta, il ciclismo rappresentava per noi, poco più che adolescenti, l'unica vera passione sportiva che ci univa e che, anche nelle nostre quasi "fraterne" dispute tra seguaci di Coppi e di Bartali, ci faceva sentire orgogliosamente italiani perché ormai affrancati dall'orrore del fascismo e della guerra.
Io seguivo alla radio (di TV ancora non si parlava) tutte le tappe del giro d'Italia, ma mi interessavo anche alle tue gesta atletiche quale giovane ciclista che iniziava una fulgida carriera, ricca di soddisfazioni e di meritati riconoscimenti.
L'interesse che il tuo libro suscita sta soprattutto nel fatto che tu sei riuscito ad unire la descrizione chiara e precisa delle tue imprese ciclistiche con la narrazione dei fatti di vita quotidiana della nostra realtà locale.
Per questo, credimi, mi ha fatto davvero piacere leggere, tutto d'un fiato, questo tuo lavoro perché mi sono riconosciuto anch'io in molti fatti che hai narrato perché anch'io, così come molti tuoi amici di ora e di allora, mi sono rivisto, adolescente e giovane, negli anni che tu descrivi.
Oggi, né tu né io, e neppure i nostri comuni amici, siamo più "giovani" ma ciò che continua ad unirci sono proprio i comuni ricordi di quel passato che tu e noi abbiamo vissuto nella stessa realtà territoriale e che tu hai saputo descrivere così bene continuando a pedalare, ancora oggi, ogni giorno dando a me la gioia ed il piacere di incontrarti molto spesso quando anch' io, umile podista, cerco di mantenermi in forma facendo lunghe passeggiate a piedi mentre provo ammirazione (se non addirittura un pizzico di invidia) verso un mio coetaneo che continua a pedalare con la stessa voglia di vivere di sessanta/settanta anni fa.
E poi, quando mi incontri, per qualche minuto fermi i pedali per raccontarmi le tue "famose" barzellette che mi fanno ridere a crepapelle e che, poi, a mia volta, racconto ad altri amici (citando sempre la "fonte").
GRAZIE Vittorio! ! GRAZIE per le pagine belle che hai scritto, intrise di autentica umanità; GRAZIE per i ricordi che ci hai riportato alla mente; per le tue imprese atletiche alternate da "squarci" di vita quotidiana.
Leggendo il tuo libro sembra quasi di avere in mano l'opera di un affermato scrittore che fa questo mestiere da molti anni.
In questa pagine hai saputo ricostruire la tua vita molto intesa laddove i sogni e gli obiettivi si sono avvicendati con tanti successi e, talora, anche con qualche delusione.
Raccontando la tua vita in bicicletta ci hai portati nel meraviglioso mondo del ciclismo, uno sport popolare, vero, autentico, fatto di sacrifici quotidiani e continui dove non scorre, per fortuna, il grande fiume di denaro che spesso, purtroppo, costituisce il vero scopo di tanti altri sport.
Io voglio sperare che il tuo libro venga letto non solo da noi anziani o meglio, "diversamente giovani" (come, ironicamente, diresti tu) ma anche dai nostri ragazzi, dai nostri alunni e studenti perché in esso possono trovare la gioia di vivere, di amare la vita, le cose belle e "pulite" che essa ci offre, la capacità di saper compiere sforzi e sacrifici per il raggiungimento di una meta, di un obiettivo... di un sogno.
Penso che questo tuo lavoro potrebbe essere proposto come testo di lettura nel secondo ciclo delle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado quale "libro di narrativa".
Potresti tu stesso commentarlo agli allievi, nell'ambito dell'"incontro con l'Autore" instaurando un dialogo con i ragazzi per far capire loro che se si vogliono raggiungere certe mete nello sport, così come nella vita in generale, la strada dell'impegno quotidiano serio e costante è l'unica praticabile.
Sarai certamente capace di far capire loro che quella strada spesso è lastricata da sacrifici, forse anche da qualche amarezza e delusioni, ma che comunque resta pur sempre l'unica percorribile. Una strada lunga e faticosa, ma così bella e luminosa, come quella che hai percorso tu. per tutta la vita, sulla tua bicicletta tra esultanti ali di folla.

Baronissi, 11 maggio 2021

Aldo Giusti
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