Amedeo Gattafoni

Nato a Civitanova Marche (Macerata) il 28 maggio 1944. Passista veloce, alto 1,87 per kg 83. Professionista dal 1969 al 1971, senza ottenere vittorie. Un ragazzone altissimo per i suoi tempi e pesante, divenuto ciclista in un'epoca lontanissima dall'attualità redditizia del trasformismo scheletrico di anglosassone ideazione. Già, quel trasformismo che essendo assente negli anni sessanta (universalmente migliori e più umani rispetto agli odierni), ha lasciato il corridore Gattafoni sulla linea del suo buon talento, ma pure a combattere con l'entità di complicate controindicazioni. E lui, da ragazzo positivo quale era, s'è impegnato assai, ma ha pure pagato gli sforzi richiesti dalla visione orizzontale e non specializzata del ciclismo di quei tempi e della mancanza di una certa conoscenza pulita e realmente scientifica negli allenamenti per reggerli. Morale: per essere un corridore in grado di portare ovunque con competitività il suo fisico "complicato", s'è bruciato presto, prima del tempo di logica, anche perché allora, i dilettanti, correvano su chilometraggi non certo inferiori ai professionisti di oggi.
Amedeo scelse il ciclismo, perché era lo sport di famiglia: suo zio, Rolando Verdini detto "Barbetto", era stato un corridore professionista agli inizi degli anni cinquanta, prima come gregario di Fiorenzo Magni e, poi, continuando a correre fra dilettanti ed amatori, fino agli esordi del nipote, seppe divenire un grande amico di Gino Bartali. Il giovane Gattafoni non tardò a farsi notare, aldilà della parentela con una gloria locale e per la sua imponenza fisica unica: in bici ci sapeva fare e vinceva pure. A vent'anni era già ben collocato nella popolarità e nella considerazione dell'osservatorio marchigiano: erano ancora poche però le sue uscite nazionali. L'occasione arrivò imperiosa e prestigiosa a poco più di 21 anni, poiché l'11 settembre 1966, sui non facili 214 chilometri del cagliaritano, con Cagliari sede d'arrivo, si sarebbero svolti i Campionato Italiani su strada dilettanti. Qui il gigantesco Amedeo fu davvero.....gigantesco. Dopo aver promosso una fuga iniziale che non andò a buon fine, a poco più di metà gara ne promosse un'altra, composta da sette corridori che fu, alla fine, decisiva. Il veemente inseguimento di azzurri ed azzurrabili del CT Rimedio, portò però, a soli duecento metri dai fuggitivi, a cinque chilometri dalla conclusione, quel che restava del gruppo, decimato da una giornata caldissima, dalle salite e dal vento contrario che accompagnò i concorrenti negli ultimi 40 chilometri di gara. A quel punto Gattafoni partì nuovamente e stavolta solo i lombardi Bianco e Franzetti riuscirono a seguirlo. Ma all'ultimo chilometro il corridore marchigiano se li tolse di ruota e andò a conquistare solitario il Titolo Italiano. All'indomani della conquista avrebbe voluto passare professionista (che era la scelta più giusta), ma fu fermato dalla lista dei P.O. E così il buon Gattafoni continuò fra i cosiddetti puri, Vinse ancora gare importanti o pesanti come il GP San Basso, il Trofeo Strazzi, la tappa più importante del Giro d'Abruzzo, ma al professionismo passò solo nel '69, approfittando del passaggio alla massima categoria del gruppo dilettantistico in cui s'era accasato, lasciando l'Ercoli di Civitanova, ovvero il G.S. Gris 2000 di Bologna. E con la Gris 2000, nel primo anno fra i prof, partecipò al Giro d'Italia, dove, per un colpo di sfortuna, si giocò quella possibile vittoria di tappa che poteva cambiargli la carriera. Accadde nella seconda frazione con arrivo a Mirandola, dove il corridore civitanovese fu autore di un'importante fuga solitaria, che non ebbe successo perché fu bloccata a meno di trenta chilometri dal traguardo, da un passaggio a livello chiuso. Al Giro poi si ritirò, ma all'indomani della grande corsa fu 4° nel GP di Tarquinia, indi il 14° al Trofeo Matteotti fu la sua miglior piazza fra estate ed autunno '69. La chiusura della Gris a fine stagione lo lasciò senza contratto e per il '70, s'accasò alla modesta Civitanova Marche: sodalizio da applaudire, ma non in grado di seguire programmi di rilievo. Nell'anno, il miglior piazzamento di Gattafoni, fu il 18° posto nella Milano Vignola. A fine anno rimase disoccupato. Staccò la licenza anche per il '71, ma non corse mai.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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