Bruno Mussolini

Nato a Fiumana (FC) il 18 marzo 1935. Passista. Professionista nel 1958, senza vittorie. La passione verso il ciclismo gli nacque subito, fin dalle elementari e per anni fu costretto a viverla senza nessun segno di concretezza. E quando nel 1952, poté finalmente esordire fra gli allievi, fu per Bruno come una liberazione. Nella allora prima categoria agonistica, il ragazzo di Fiumana che correva per l'APEM (Associazione Polisportiva Ebro Masotti) di Predappio, vinse gran belle corse. Su tutte, il Piccolo Giro di Romagna, vinto per distacco, come quasi sempre sarà nella carriera di Bruno. La mancanza di spunto veloce, infatti, si evidenziò ancor più fra i dilettanti e Mussolini in maglia S.C. Sammartinese, divenne un protagonista costante delle corse, ma solo un piazzato per la stragrande maggioranza delle volte. Eppure, l'allievo del celebre direttore sportivo Emidio Landi per tutti "Midì" , piaceva a qualsivoglia osservatore: per la sua pedalata classica, per la capacità di inserirsi nelle azioni decisive e di sferrare autentici affondi, per la correttezza e la generosità. Ogni anno, i passi in avanti di Bruno divenivano tanto evidenti quanto consistenti, non così la passione che, pian piano, lasciò posto ad un grande pragmatismo. Quella concretezza che spingeva in Mussolini la necessità di portare soldi a casa, per aiutare la famiglia. Non a caso, nel 1957, vincendo il Trofeo Matteotti (il suo successo più prestigioso) si guadagnò l'interesse del CT Proietti, che intendeva convocarlo in Nazionale, ma Bruno declinò, perché i lunghi ritiri della Rappresentativa, lo avrebbero allontanato da quel lavoro che gli garantiva entrate ben superiori agli eventuali premi azzurri. In altre parole, il ragazzo di Fiumana, era un dilettante nel vero senso della parola e faceva convivere gli allenamenti, con l'attività lavorativa. Ma a fine '57, un suo grande estimatore come Fiorenzo Magni, fece di tutto per portarlo al professionismo nel '58 e con la promessa fargli guadagnare assai più che un lavoro in fabbrica, ottenne l'assenso del ragazzo. Così, a meno di 23 anni, Mussolini fece l'esordio nell'elite del ciclismo. La sua nuova maglia era davvero importante, si trattava della Leo Chlorodont di Gastone Nencini, fresco vincitore del Giro d'Italia, nonché dei blasonati Giuseppe Minardi, Guido Carlesi e Adriano Baffi. La prima annata professionistica di Bruno fu tutta all'insegna della devozione verso quel nugolo di capitani, per lui solo briciole e persino probabili beffe. Come ad esempio al Giro di Romagna, quando accettò di rimanere a fianco di un Carlesi in chiara "giornata no" e non seguì, come era ampiamente nelle sue possibilità, quel quartetto che andò a giocarsi la vittoria. Sta di fatto che a fine stagione, fece due conti sui pro e sui contro di quella ancor breve esperienza nel professionismo, giungendo alla conclusione che i sacrifici richiesti, erano troppo superiori alla remunerazione ottenuta. Decise così di continuare a lavorare lontano dal sellino della bicicletta da corsa.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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