Storia di Denis Zanette

Nato a Sacile nel 1970, non era uscito da una famiglia benestante. Era l'ultimo di 4 fratelli provati, nel 1983, dalla perdita del padre imbianchino, deceduto a soli 47 anni per infarto. Nel tempo libero, lontano da impegni scolastici e sportivi, si rimboccava le maniche dando una mano al fratello maggiore Claudio, che aveva portato avanti l'attività di famiglia, dirigendo un'impresa di pitture edili. I tanti sacrifici condotti in prima persona non gli avevano negato la possibilità di dedicarsi al ciclismo, nel quale trovava stimolo e soddisfazione. Atleta caparbio, regala la prima gioia sportiva alla sua famiglia da dilettante. Per la mamma Edda, che andava fiera dei suoi risultati sportivi seguendolo da vicino quando possibile, aveva portato a casa la maglia tricolore di campione italiano dei dilettanti di seconda serie nel 1991. Il prestigioso biglietto da visita gli servì per aprirsi la strada nel difficile mondo del professionismo.
Tanti sforzi, pochi soldi, nessuna certezza per il futuro. Alla prima stagione fra i più grandi (1995), invece, sfruttando al meglio le sue doti di passista - veloce, aveva colto una delle perle più ambite da qualsiasi corridore. Al suo primo Giro d'Italia, infatti,nel 1995 aveva vinto la tappa che approdava al Santuario di Vicoforte, alla quale era seguito il fantastico bis a Lubiana nel 2001. In entrambi i casi seppe sfruttare il momento giusto per involarsi, la prima volta in compagnia, la seconda da solo. In mezzo tanta generosità ed umiltà al servizio di capitani prestigiosi quali Davide Rebellin, Francesco Casagrande e Michele Bartoli, per citarne solo alcuni. Nella sua carriera, purtroppo breve, anche la felicità tinta d'azzurro, in occasione del mondiale 2000 a Plouay, fortissimamente voluto da Rebellin, suo capitano anche alla Liquigas - Pata.
Denis era un campione anche di stile: mai una frase sopra le righe, mai un gestaccio, aveva sempre dimostrato grande disponibilità verso le società ciclistiche locali, che se lo contendevano in occasione delle numerose feste sociali.
Nel 2003 avrebbe iniziato la sua nona stagione tra i professionisti correndo per la Fassa Bortolo, diretta da Giancarlo Ferretti, che per il 17 gennaio aveva programmato la presentazione ufficiale della squadra e degli impegni. Il 10 gennaio, approfittando degli ultimi giorni di "libertà" prima dell'inizio della nuova stagione, si era recato allo studio dentistico. Aveva fissato un appuntamento per una normale pulizia dentaria e niente aveva lasciato presagire la sua drammatica fine.
Il racconto degli ultimi attimi di vita di Denis è nelle parole di Claudio, il fratello maggiore, suo mentore da sempre. "Denis aveva terminato la visita da un po', quando improvvisamente ha perso i sensi, accasciandosi al suolo" ha spiegato, provato. "Il dottor Feltrin e una sua infermiera sono prontamente intervenuti praticando il massaggio cardiaco. Visto che mio fratello non rinveniva e che la situazione si aggravava, è stato richiesto l'intervento di un'ambulanza dal vicino ospedale di Sacile. Anche il secondo massaggio non ha portato a nessun risultato, così è stato contattato il pronto soccorso di Pordenone. I tentativi di rianimazione sono proseguiti per circa 40 minuti all'interno dello studio dentistico, nell'ambulanza e al pronto soccorso di Pordenone", ma per lui non c'è stato scampo.
"Aveva solo due scopi nella vita: correre in bicicletta e creare la famiglia". E' questa la descrizione esemplare che di Denis ha fatto il fratello maggiore; ma le gioie maggiori non le aveva avute dalla bicicletta. Si erano infatti chiamate Anna (5 anni) e Paola (8 mesi), le amate figliolette.
Per il "gigante di Sacile" l'autopsia ha escluso la presenza di sostanze illecite, attribuendo ufficialmente la morte "ad una patologia cardiaca polmonare", come riporta una nota firmata da Amedeo Colombo, presidente dell'associazione corridori professionisti.
Articolo inviato da: Paolo Mannini (Firenze)
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