Eddy Merckx, fame da cannibale

Rivista Tuttobici Numero: 9 Anno: 2005

Eddy Merckx, fame da cannibale

di Gino Sala

Sta in cima all'elenco dei plurivincitori con una sequenza impressionante di affermazioni. È il signor Eddy Merckx che conta 426 trionfi. Dopo di lui Van Looy (379), Van Steenbergen (270), Moser (271) e De Vlaeminck (255).
Il signor Merckx detto il "cannibale" per la sua caccia spietata ai traguardi, grandi o piccoli che fossero. Cinque Tour de France, cinque Giri d'Italia, tre Campionati del Mondo, sette Milano-Sanremo, tre Parigi-Roubaix, eccetera eccetera. C'è stato un momento in cui Eddy mi è diventato antipatico per la sua ingordigia. Voleva dominare in qualsiasi frangente, persino nelle kermesse, cioè in prove di nessun valore.

Vestiva i colori della Molteni e il suo direttore sportivo gli diceva sovente: «Calmati ragazzo, lascia qualcosa agli altri...», ma lui non ascoltava. Ricordo una tappa del Giro di Sardegna in cui il comasco Aldo Pifferi, sbucato dal plotone per bisogni corporali venne a trovarsi in vantaggio di 15 minuti. Raggiunto dalla mia vettura il cavaliere solitario mi rivolse una domanda: «Cosa fanno dietro? Io non sono in fuga...». Dietro chiacchieravano, scherzavano raccontandosi barzellette e suo malgrado Pifferi s'avvicinava all'arrivo. Alla fin fine una vittoria gli avrebbe fatto comodo trattandosi di un elemento bisognoso di rinnovare il contratto e quindi di qualcosa che lo supportasse. Ma ecco che Merckx ordina ai gregari di accellerare, ecco che Pifferi viene raggiunto e mortificato quando mancavano 300 metri alla conclusione. Commento di Jacques Anquetil che avvicinandosi a Merckx ebbe a dire: «Male, malissimo. Non si fa così con un collega povero, bisognoso di quattrini».

Eh, sì: Merckx non era per niente un generoso. Per questo motivo a fine carriera, mentre arrancava sui tornanti del Col della Maddalena, dalla bocca di una quarantina di concorrenti uscirono pernacchie e mortificazioni di vario genere. E così, un paio di anni dopo, quando venne a tenermi compagnia per la colazione in un albergo di Zurigo, mi venne spontanea una domanda: «Eddy perché sei stato tanto cattivo e assolutista nei confronti dei colleghi?». Risposta: «Cattivo? Direi di no. Direi che c'era in me la voglia di figurare al meglio in ogni competizione. Una volta in sella l'obiettivo era quello di ben figurare...».
Più avanti il costruttore di biciclette De Rosa aggiunse: «Potrei raccontare come si comporta Eddy nella vita privata, come tratta i suoi collaboratori, come è vicino ai loro bisogni. Una perla d'uomo. E che male c'è se quando pedalava onorava col massimo impegno qualsiasi corsa?».
Rimango del parere che Merckx qualcosa avrebbe dovuto concedere, ma posso capire coloro che lo hanno applaudito proprio per la sua caparbietà nell'esercizio della professione. Sicuramente le sue imprese hanno entusiasmato milioni di spettatori. E una storia, quella di Eddy, impressionante, sbalorditiva, scritta a caratteri cubitali nella leggenda del ciclismo. Senza voler ipotecare l'avvenire, non credo che qualcuno possa imitarlo.

Fortissimo, strepitoso ovunque, in pianura, in salita, nelle crono. Cannibale dal mese di febbraio a quello di ottobre, taccagno come ho già spiegato, ma impareggiabile. Povero Gimondi che, pur facendosi onore, si è trovato nel gruppo di Eddy. Che poi qualcuno nel parlare di grandezza voglia far paragoni, col passato, dirò semplicemente che la statura di un campione non può essere valutata soltanto dal numero delle vittorie. Già, Fausto Coppi e Gino Bartali vanno ricordati con un'ammirazione impareggiabile.
©2002-2023 Museo del Ciclismo Associazione Culturale ONLUS - C.F.94259220484 - info@museociclismo.it - Tutti i diritti riservati

I dati inseriti in archivio sono il risultato di una ricerca bibliografica e storiografica di Paolo Mannini (curatore dell'Archivio). Le fonti utilizzate sono svariate (giornali, libri, enciclopedie, siti internet, archivi digitali e frequentazioni sui vari Forum inerenti il ciclismo). Chiunque desideri contribuire alla raccolta dei dati, aggiunta di materiale da pubblicare o alla correzione di errori può farlo mettendosi in contatto con Paolo Mannini o con la Redazione.

Preferenze Cookies - Privacy Policy