Intervista esclusiva ad Andrea Fumagalli

Nibionno
CICLISMO
Intervista esclusiva ad Andrea Fumagalli,
classe 1984, di Cibrone con la bici nel cuore
Personalità, sacrificio, sudore,
delusione, gioia, illusione, oblio:
tutto questo si chiama ciclismo

Il 25 ottobre 2009 ha appeso la bici al chiodo e ha deciso di "diventare grande" dopo aver assaporato la soddisfazione della vittoria, provato la fatica fisica, superate sconfitte e delusioni, assaggiato quanto è duro l'asfalto e come è fragile il corpo, ma lo ha fatto senza rimpianti, convinto che questa è la scelta giusta per lui, dopo una esperienza che lo ha fatto maturare.

"Sono stato fortunato: i miei genitori mi hanno dato la possibilità di correre fino a 25 anni in bicicletta, molti ragazzi con la mia stessa passione non hanno avuto la mia fortuna. Ho cercato di dare sempre il massimo per sfruttare l'opportunità che mi veniva data. Pedalando ho guadagnato i miei primi soldi a 13 anni e da lì ho imparato a dare il giusto valore a quei soldi e a capire i sacrifici che fanno i genitori per far studiare i figli e cercare di dar loro il necessario e a volte anche il superfluo. Terminate le scuole superiori ho deciso di non continuare gli studi, era diventato troppo faticoso mandare avanti bene tutte e due le cose, studio e sport, anche se devo dire che mi pento di non essere andato all'università, non sono un genio ma credo che alla laurea ci sarei arrivato benissimo", così si presenta Andrea Fumagalli, classe 1984, residente a Cibrone, un diploma di perito elettronico in tasca, la bici nel cuore.
Il sogno di Andrea, fin dall'inizio, era il passaggio al ciclismo professionistico, ma purtroppo non sempre i sogni si avverano: "Uno su mille ce la fa", dice Andrea richiamando la nota canzone, " l'importante è aver fatto il possibile e aver dato il massimo per raggiungere l'obiettivo. Il ciclismo è stato per me uno sport ma anche una scuola di vita. I chilometri percorsi in bici oltre ad allenarmi, divertirmi, svelarmi posti nuovi e con occhi diversi perché si è arrivati con le proprie gambe, mi ha anche fatto pensare e riconoscere i veri valori."
E qui scopriamo un Andrea "filosofo" che pur non avendo molto tempo si portava un libro in valigia durante le trasferte e richiama un passo del suo libro preferito: "Nello sport esiste la consapevolezza della diversità, simboleggiata dall'avversario.... si forgia la personalità... esiste la consapevolezza del sacrificio, la percezione del sudore, la coscienza della delusione, la coscienza della gioia .... Esiste la consapevolezza della felicità, che si espande nel cuore dei vincitori sul podio, regalando a tutti l'illusione dell'eternità e l'oblio che la rosa sfiorisce morendo in una notte."
Fumagalli ha fatto parte dell'organico dell'UC Costamasnaga dal 1997 al 2000, dell'UC Puginatese nel 2001, Velo-Club Mendrisio dal 2002 al 2005, del Team Fidi-BC.com di Arbedo-Castione nelle stagioni 2006 e 2007, Velo-Club Mendrisio e Team Fidi-BC.com entrambe squadre Svizzere e solo da ultimo è ritornato con una squadra italiana, il GSC Viris Vigevano, equipe con la quale ha concluso la sua carriera di ciclista dilettante nella categoria Elite/Under 23.
"Fin da gennaio 2009 avevo deciso che questa sarebbe stata la mia ultima stagione, ma non è mai mancato l'impegno e la serietà. Infatti questa è stata una delle più belle stagioni, è mancata solo la vittoria. Fare risultati positivi da febbraio a ottobre non è facile, la fatica si fa sentire e più che le gambe serve una forte motivazione, insomma bisogna fare la vita da atleta anche se può sembrare piatta e noiosa ma a dir la verità quando si è stanchi non si ha proprio voglia di far tardi la sera."
Facciamo con Andrea il gioco del "mi ricordo...." e i ricordi non finirebbero mai!
" Mi ricordo... la prima vittoria il 29 giugno 1997 a Faloppio sotto la pioggia, così come il primo piazzamento ad Alzate-Brianza... mi è sempre piaciuto correre sotto la pioggia non so perché, alcune volte è capitato che faticassi davvero tanto in gara ma quando iniziava a piovere, non so come mai, cominciavo ad andare meglio, forse in un certo momento vengono fuori le doti di pilota che si hanno nel controllare la bici, o chissà, forse è un fattore psicologico, forse... sono l'uomo della pioggia! "
Non sono mancate occasioni di incontri particolari: " In Francia, a Rennes nel 2005, al raduno di partenza ci siamo trovati nel bel mezzo di una protesta degli operai di una compagnia telefonica .... al "Tour du Loire et Cher" nel 2007 nel bel mezzo della tappa abbiamo incontrato davanti a noi un centinaio di sostenitori di Jean-Marie Le Pen con striscioni e volantini.
Affiorano anche i ricordi legati alla tattica di gara: " Mi piace ricordare la vittoria al GP Winterthur nel 2003, volata a ranghi ristretti, circa 30 corridori e non c'era spazio per passare. Ad un tratto sulla sinistra a 300 metri dall'arrivo vidi il marciapiede che si abbassava e la transenna che rientrava leggermente, insomma passai proprio in quel posto e andai a vincere! E' successo una volta di essere in difficoltà in una salita, mi stavo staccando, ma ad un tratto trovai l'occasione per attaccarmi al sellino di un olandese della Rabobank grosso il doppio di me... devo dire che l'olandese non la prese molto bene, ma io avevo preso abbastanza fiato per non staccarmi più, insomma il ciclismo è fatto anche da un po' di astuzia."
Gareggiando ha girato tutta l'Europa, venendo a contatto con la gente vera, senza filtri, con la possibilità di un punto di osservazione privilegiato " ... come nel 2005, al Ruban Granitier Breton, gara a tappe in Bretagna, nel nord della Francia e io non avevo mai visto l'oceano Atlantico. Quel giorno il percorso della tappa costeggiava l'oceano; io ero in fuga ma quando vidi l'oceano con la bassa marea smisi di pedalare per ammirarlo, finii quasi per staccarmi dalla fuga, insomma certe volte quando la gara non entra nel vivo si possono fare tutte e due le cose assieme, il turista e il ciclista!".
Andrea continuerebbe per ore a raccontare e si capisce che la bici per lui è molto più di due ruote, è una emozione, un rapporto con la gente, è un mezzo per crescere ed educare. "Il ciclismo è per gente umile e forte di tempra, dall'animo nobile e dalla passione infinita è la metafora della vita, le salite impervie da superare, il tempo da inseguire, un rivale da umiliare, la caduta e poi quell'andare avanti comunque anche con il freddo più pungente e l'afa che blocca il respiro. Il bello del ciclismo è che sa arrivare come nessun altro sport alla gente, tutti possono partecipare ad una gara senza essere confinati in una panchina perché l'allenatore ti considera dotato di poco talento... nel ciclismo è la strada che insegna al bambino a sfruttare le sue qualità. A volte anche chi non ha qualità fuori dal comune può diventare un buon corridore affinando altri aspetti , diventando abile nel capire la gara. Purtroppo adesso con l'uso della tecnologia e delle radioline in gara, che io odio tantissimo anche se sono comodissime se si ha un guasto tecnico, si appiattiscono le tattiche di gara e si lascia poca fantasia al corridore."
Nel corso della sua carriera Andrea Fumagalli è stato vittima di alcuni infortuni che tuttavia non lo hanno fermato e non gli hanno tolto il desiderio di continuare; l'ultimo a luglio del 2008, con la convinzione da parte del Direttore Sportivo che la stagione fosse definitivamente compromessa. Ma nessuno aveva fatto i conti con la tenacia e la volontà di Andrea che per non perdere la forma si allenava anche con il gesso e riusciva a finire la stagione piazzandosi tra i primi dieci proprio nell'ultima gara della stagione.
Viene il momento di alcune riflessioni e qualche rimpianto: "Il ciclismo ha smussato gli angoli del mio caratteraccio, sono diventato più calmo, convivere in ritiro per diverso tempo con atleti provenienti dalla Namibia, Polonia, Lussemburgo, Ucraina, Uzbekistan, Svizzera, Italia e riuscire ad andare tutti d'accordo non dico che è difficile ma impegnativo... ognuno ha le sue abitudini ...
Certe sere, adesso da ex ciclista ripenso alle emozioni che ho provato e credo che non le potrò mai più sentire. Non dimenticherò mai la cornice di pubblico che c'era nelle gare che ho disputato in Francia, persone che ti aspettano anche sotto le intemperie per ore e ore solo per vederti passare e per poi vederti scomparire, persone che ti chiedono autografi e foto e l'unica cosa che potevo dare io era regalare un cappellino, una borraccia ,un sorriso e soprattutto nei bambini vedevi un'immensa felicità... Ora sono in cerca di lavoro e la situazione attuale non è facile; vien da pensare che sia quasi una cosa impossibile, però le cose facili e le persone facili non mi sono mai piaciute. Questo l'ho imparato andando in bici."
Mi risulta difficile pensare che Andrea ha deciso di fare una vita diversa che forse sarà dietro a una scrivania, chiuso in un ufficio; chissà quante volte il suo pensiero andrà alle corse, al vento in faccia, ai paesi attraversati... . Non faccio in tempo a finire il pensiero e Andrea mi lascia così: "Credo che per correre in bicicletta bisogna essere anche un po' zingari e l'andare in bici non fa altro che risvegliare questo istinto, dopotutto la nostra specie è stata nomade per milioni di anni, in camera ho ancora la borsa quasi pronta, in un certo senso sono ancora pronto a partire!"

Mevio Lucia
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