Piero Onesti

Questo abruzzese sempre sorridente, è stato un buon dilettante. Uno che emergeva col caldo e nelle prove più faticose. Per taluni aspetti, il classico giovane su cui vale la pena investire, perché aldilà di quelle che sono le risultanze vincenti nella categoria dilettanti, possiede evidenti caratteristiche per divenire, mal che vada, una buona spalla o gregario. Ed il giovane Onesti, fra le varie vittorie colte tra i "puri", vinse il Gran Premio di Capodarco, una corsa davvero aspra il cui vincitore, nella storia, raramente ha dimostrato di corrispondere ad un corridore sovradimensionato. Sulle ali di quel successo colto nell'estate del 1981, l'abruzzese passò nella stagione successiva fra i professionisti nelle file dell'Alfa Lum di San Marino. Lì trovò, come compagni, tanti giovani rampanti, ed uno in particolare con le caratteristiche fisiche del fuoriclasse potenziale, ma con la volontà di un esordiente: l'australiano Michael Wilson. Onesti, entrò subito nel ruolo del faticatore al servizio degli altri e chiuse nella prima stagione da prof il Giro d'Italia all'82° posto. L'anno seguente, arrivò in Alfa Lum il basco Marino Lejarreta, ovvero uno dei migliori scalatori mondiali e vincitore, nel 1982, della Vuelta di Spagna. Per il direttore sportivo Primo Franchini, Piero Onesti doveva essere una delle principali anime italiane di Lejarreta. Ed infatti, alla Vuelta '83, dove il basco dominò Hinault in salita e si dimostrò meritevole di vittoria finale come nessuno (finì secondo dietro al bretone perché costui poté godere di alleanze internazionali), Onesti lavorò benissimo, ma alla tredicesima tappa, causa indisposizione, fu costretto al ritiro. Al Giro d'Italia continuò il copione del gran gregario finendo la corsa 110°, mentre il suo capitano chiuse 6°. Nel 1984 passò alla Gis Gelati,al servizio di Francesco Moser. Il trentino decise di correre la Vuelta in preparazione del Giro d'Italia e volle con sé Piero. Anche stavolta l'abruzzese si ritirò, ma fu ugualmente prezioso per Francesco. Un mese dopo, il "Checco Nazionale", vinse il Giro d'Italia, ed Onesti, che lavorò molto bene al servizio del suo capitano, chiuse 116°. Sfiorò poi il successo nel Gran Premio di Errano di Faenza, dove fu anticipato dal solo Tista Baronchelli. Con l'arrivo del 1985, giunse repentino il tramonto atletico di Onesti. Le fatiche e qualche acciacco di troppo, gli tolsero spazi e ruoli nella Gis e misero di fatto il punto alla sua carriera. A fine 1986, l'abbandono del corridore abruzzese, divenne ufficiale.
Articolo inviato da: Maurizio Ricci (Morris)
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