13 giugno 1947 - Giro d'Italia

Si parte alle 13 e 15, da Trento alla volta di Brescia, 114 chilometri in programma dopo le scorpacciate dolomitiche dei giorni precedenti. La frazione prevede le salite di Cadine e la rampa di Tormini poco dopo il via. I passaggi su queste vette non sono impossibili dal punto di vista altimetrico, ma dopo tremilacinquecento chilometri anche un cavalcavia può divenire lo Stelvio. Zanazzi e Bartali conducono il gruppo. D'improvviso Coppi scatta e con la maglia rosa resta il solo Bartali, il plotone dei 54 superstiti si allunga sensibilmente. Coppi insiste senza voltarsi neppure un momento e resta da solo. L'azione del campionissimo è comunque puramente dimostrativa, rallenta, e Bartali seguito da Bresci (ottimo terzo della generale), Ortelli, Pasquini, Cecchi, Maes e Crippa rientra sul leader. Situazione provvisoriamente tranquilla, ma è ancora Ortelli a rompere gli indugi: il faentino ha ritrovato la verve d'inizio Giro, sulla sua ruota si porta Bartali; in breve costruiscono un vantaggio di alcuni secondi che consente ai due di transitare nell'ordine (primo Vito, secondo Gino) sull'erta di Tormini. Mancano più di cinquanta chilometri all'arrivo e l'azione della coppia di testa non può che spegnersi. Prima Coppi e soci, poi il gruppo, si riportano nella loro scia. Gli ultimi chilometri sono un continuo tentativo d'evasione di parecchi atleti, ma la Bianchi vuole difendere le possibilità allo sprint di Leoni e ricuce prontamente ogni strappo. L'unico a staccarsi è Malabrocca, naufrago volontario ad oltre 20 minuti in caccia della "sua" prestigiosa maglia nera. Volata è: i biancocelesti preparano alla grande la strada al formidabile Adolfo Leoni che coglie così il bis. Secondo un altro "Bianchi", Glauco Sevadei che precede i due siculi della compagnia Fazio e Corrieri.
Articolo inviato da: Giovanni Tarello (Borgo D'Ale (VC))
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