14 giugno 1953 - Giro di Romagna

La prima fuga della giornata con Gervasoni, Conterno e Bevilacqua, poi il gruppetto si rinforza con Olmi, Padovan, Rossello e Bof. Il gruppo degli assi procede a passo turistico disinteressandosi della fuga dei minori. Comincia la dura salita del Trebbio con ventidue uomini al comando. Sulla brusca, sassosa e polverosa salita, la maggiore difficoltà del Giro di Romagna, Zuliani e Roma tirarono come forsennati per liberarsi dei compagni di fuga. I due uomini della Bottecchia transitarono in vetta rispettivamente primo e secondo. Astrua tenne duro sulla salita e sei uomini soltanto, dei ventidue, si ritrovarono nella pianura verso Faenza: Zuliani, Astrua, Coletto, Barozzi, Benedetti e Scudellaro. A Faenza il distacco dei grandi era di oltre otto minuti: la corsa era ormai decisa a favore dei sei scatenati che volavano verso il traguardo di Lugo.
Negli ultimi km venne incontro ai fuggitivi un temporale tremendo. Scrosci d'acqua si rovesciarono sugli affaticati attaccanti che, approssimandosi il traguardo, incominciarono a pensare alla volata finale. Benedetti, velocista di buona stoffa, aveva il compagno Scudellaro, che però si era prodigato eccessivamente, Astrua era spalleggiato da Barozzi, Zuliani e Coletto, invece, dovevano contare sulle loro forze. Invece Astrua non attese la ruota amica di Barozzi, partì d'impeto agli ottocento metri riuscendo a piegare autorevolmente il più veloce Benedetti, che dovette accontentarsi del secondo posto.
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