Intervista a Luigi Bielli per la fiction su Bartali

Hai già avuto a che fare con la tv?
A Febbraio 1994 sono stato contattato per interpretare la controfigura di Sergio Castellitto nel film dedicato a Coppi, l'inizio delle riprese è fissato per Maggio, ma il 30 marzo mi ha investito uno scuola bus, un impatto tremendo che mi ha costetto a 50 giorni letto, 50 giorni busto gesso, 7 mesi di busto ortopedico, il solo pensiero di quel brutto periodo non mi fa stare tranquillo, quindi passiamo oltre.

Come sei stato ingaggiato in questa fiction?
Le fasi sono state due.
A Marzo 2003 vengo chiamato da Franco Ballerini su consiglio di Alfredo Martini, per il progetto del film sulla biografia di Bartali, è stato un caso per me, prima la proposta per il film su Coppi e poi la proposta per la fiction su Bartali.

Ballerini mi chiamò dicendo, "Billo (il mio soprannome) io sono troppo lontano e per me allenare gli attori è impossibile. Conoscendoti bene ed essendo tu a Roma, sono sicuro che saresti in grado di svolgere al meglio questo impegno. Ti chiamerà Alberto Negrin, regista della fiction, poi decidi che fare."
Il giorno dopo vengo chiamato da Negrin, l'incontro avviene nella sede degli studi Horizont. Si instaura subito feeling e fiducia e mi hanno presentato subito il protagonista del Film, Pierfrancesco Favino.
Negrin mi dice: "Billo, non devi farti problemi, li devi massacrare, li devi far diventare dei veri ciclisti", a quelle parole Picchio (Favino) assume un'espressione alquanto preoccupata.

Favino e gli altri attori, come hanno reagito all'idea di condurre una vera e propria vita di atleti?
La reazione è stata ottima, direi che abbiamo cominciato a lavorare subito e benissimo.
Ho organizzato la preparazione in due fasi; la prima è stata procurare scarpe e caschi per gli attori.

Dove li hai portati in bicicletta?
Gli allenamenti sono iniziati con Favino non a Roma, ma nella zona dove vivo, Aprilia; le strade meno trafficate mi consentivano di dare all'attore i primi consigli riguardanti il metodo per inserire le scarpe di cuoio con le tacchette nei pedali, con i cinturini e i femapiedi.
In secondo luogo ho cominciato a "mettere" Favino in bici, cercando di trovargli la posizione ideale per percorrere un chilometraggio discreto. E i risultati si sono visti piuttosto rapidamente.

Che obiettivi ti sei posto con lui all'inizio?
Mi sono procurato la sceneggiatura, giusto per capire a che tipo di prestazioni sportive sarebbe stato chiamato Favino, ad esempio, correre senza mani in salita, recuperare il rifornimento dal massaggiatore ed affrontare salite dalle grandi pendenze.
Col passare delle settimane abbiamo aumentato il chilometraggio fino ad arrivare a 100 km, affrontando le salite di Via dei Laghi da Ciampino a Monte Cavo nei dintorni di Roma.
Favino è stato un allievo splendido, sempre pronto a svolgere tutto ciò che gli veniva richiesto.

Ma tu non hai lavorato solo con Favino...
Infatti, allo stesso tempo ho iniziato ad allenare anche Simone Gandolfo (Coppi nella fiction, ndr) che, già dalle prime uscite, sembrava accarezzare i pedali con una leggiadria che ricordava quella del Campionissimo, Fausto Coppi.
Iniziammo così ad allenarci in tre. Io, "Bartali" e "Coppi". Ma loro sono diventati bravissimi rapidamente. Hanno imparato a dare il cambio a ventaglio e a fare medie di tutto rispetto. Sembravano in bici da anni!
Insieme a loro ho iniziato ad allenare anche Edoardo Gabriellini (Giulio Bartali) Pierre Lucat (Bobet) e Emanuele Arrigazzi (Corrieri) Favino si è allenato per 5000 km e Gandolfo per 3500 circa. Purtoppo in questa fase il film subisce uno stop, per vicende a me sconosciute.

Poi cos'hai fatto?
Ho iniziato a recuperare il materiale tecnico. Arrivava la stagione fredda e bisognava coprire bene gli attori-ciclisti.
Ho provveduto a far ordinare materiale da Sportful, ma ho contattato anche Vittoria per i tubolari, la Elite per le borracce in alluminio e i rulli per far pedalare gli attori anche dentro casa e la Sidi per le scarpe e Rudy Project per gli occhiali.
Quando sono iniziate le riprese?
Il 19 aprile e per non perdere ciò che di buono si era fatto negli allenamenti di preparazione al film, la sera a fine scene, alle 18.00 circa, si andava in bici per almeno due ore. La domenica anziché riposare portavo gli attori con me in bici per due, tre ore. Abbbiamo fatto le salite del Tuscolo, e di Rocca Priora, se si finiva tardi ed era impossibile uscire per l'oscurità, li allenavo con la bici da spinning.
C'è mai stato un momento in cui ha pensato di non farcela e di dover mollare?
Potrebbe sembrare strano, ma non ho mai avuto un momento di cedimento, complice anche l'ottima disposizione degli attori nei miei confronti.

Invece il momento che ricorderai per sempre...
Sono molti i momenti che si vivono profondamente e solo io posso tenerli stretti a me, impossibile elencarli tutti, ve ne racconto due:

Il primo riguarda proprio Favino, nelle salite di montagna in Romania sotto la pioggia ed il freddo, era preoccupato di non farcela a raggiungere e superare Bobet, avete visto che spettacolo di scena ha realizzato!!!
Alla fine di questa ripresa mi sono commosso, venendomi incontro, Favino, mi ha abbracciato forte e urlando: "Billo! grazie, questa era l 'ultima scena di montagna, grazie grazie grazie, non finiro' mai di ringraziarti."

Il secondo momento magico è alla fine dell'ultima ripresa, con Coppi Mondiale a Lugano, Alberto Negrin mi viene incontro dicendomi:
"Grazie Billo, sei stato veramente grande"; in seguito, tutti gli attori Favino, Gandolfo, Brusa , Lucat, Arrigazzi, Gabriellini, Ginepro, mi hanno fatto indossare la maglia di Campione del Mondo di Coppi per festeggiarmi.
Un momento che rimarrà stampato nel mio cuore per sempre.
Le difficoltà di utilizzare i mezzi dell'epoca e come siete riusciti a superarle?
Il sig. Bergamin di Torino ci ha disposto di 11 bici d'epoca, in ottime condizioni, il museo Bartali delle bici originali di Bartali, da dilettante e da professionista.
Ci siamo avvalsi del sig. Ilio Tonelli che ha nel granaio di casa aveva 120 bici degli anni 1930 - 1950 dopo aver fatto catalogare tutte le bici, ho fatto acquistare cinturini, fermapiedi e le parti meccaniche necessarie.
Ci ha pensato Domenico Bortolotto, meccanico di Roma a sistemarle tutte smontandole e dividendole per epoca e squadra.
Un grande lavoro di pazienza e di passione nel quale ci ha aiutati anche il meccanico toscano Iler per le riprese fatte nella sua regione. Poi davo una mano anche io.
Non ho mai fatto toccare la bici di Favino e Gandolfo a nessun meccanico prendendomi sempre la responsabilità della loro massima efficienza.

Come erano attrezzate le biciclette?
Voglio far notare che pesavano 17 chili e montavano una sola corona davanti con 49/50 denti e tre rapporti dietro con il 14/17/20 con cambio a bacchetta, che eroi erano i ciclisti di quel tempo!

Che tipo di rapporto si è instaurato fra te e i tuoi "allievi"? Di certo la severità non deve essere mancata...
La severità non è mai servita molto, con Simone si usciva anche con la pioggia rischiando di cadere, con lui ho fatto anche l'eroica!
Favino è diventato come un fratello, penso la stessa cosa sia per lui, ora ci sentiamo spesso. Anche Stefano Brusa viene spesso a trovarmi, Simone Gandolfo, lo sento spesso... mi sento con tutti, mi dicono che gli mancano le uscite in bici insieme!

Quali sono le sensazioni che hai provato e che serbi in te da questa collaborazione?
E' difficile far capire la sensazione provata, ho preso parte a molte scene, davo il ritmo per la volata oppure consigliavo come prendere meglio le curve, o come affrontare la discesa.
Sono convinto che Alberto Negrin abbia scritto una grandissima fiction, un capolavoro che Gino Bartali meritava. L'ho sempre ammirato da ciclista e spero di aver contribuito a farlo amare anche a chi non lo conosceva ancora.

Ti pesava la responsabilità di star lavorando per una fiction così importante?
A volte sentivo il peso per la responsabilità sull'incolumità degli attori, del fatto che portassero sempre il casco, del fatto che cadute o infiammazioni tendinee potessero rallentare le scene.
Questa era la mia più grande preoccupazione.

So che avete trovato delle "comparse ciclistiche" direttamente in Romania. Erano già ciclisti esperti o hai dovuto allenare anche loro? Raccontaci qualcosa di queste "selezioni"...
Le prime comparse sono state trovate a Bucarest, per gli arrivi di tappa di Giro e Tour. Francamente facevano pena. Qualcuno era esperto, ma proprio pochi, ci siamo dovuti arrangiare e, in pochi giorni, abbiamo dovuto far capire come si mettevano i cinturini e le scarpe nelle gabbiette.
Invece per le montagne, alle 6.30-7.00 li testavo su una salita di quattro km, mettevo del nastro rosso, nero e verde sulle loro maglie e poi via a pedalare. Dopo facevo il resoconto di chi aveva tenuto bene, tuttavia, ci siamo avvalsi, anche, di campioni rumeni, stradisti e biker.

La Famiglia Bartali era presente sul set, hai avuto sicuramente la possibilità di conoscerli e parlarci, che impressioni hai avuto dalla loro conoscenza?
Bello stare a contatto con la famiglia Bartali, ho conosciuto Andrea ed Adriana, il giorno della volata con caduta di Gino con rottura del naso, a Lugagnano d'Asso, vederli così emozionati, mi ha fatto felice, da allora ci siamo incontrarti di altre quattro volte per le anteprime della fiction.

Ora,siamo curiosi, raccontaci un aneddoto di questa lunga ed emozionante avventura...
Eravamo a Bucarest e Simone Gandolfo si allenava in pista per non affrontare le strade molto pericolose del traffico caotico di città. Si è rotto un pedale facendolo cadere a terra rovinosamente. Era la seconda volta. ll giorno prima era scivolato per la fuoriuscita del tubolare, tanto che, ha avuto bisogno dell'ambulanza per le prime cure. Nonostante questo Simone il giorno dopo ha continuato a girare!
Ha meritato di impersonare il ruolo del mitico Fausto Coppi.

Infine, tornando al tema della fiction, chi era e chi è Bartali per te Luigi?
Ho ammirato molto Bartali, come personaggio, che ha incarnato un pezzo di storia del paese e per le sue memorabili vittorie. Mi rammarico per non aver potuto, negli anni passati, avere qualche minuto in piu' per parlare con Gino. Era spesso alle partenze delle gare.

E' ora di cominciare a rispettare di più quest'uomo, che ha fatto del bene senza renderlo pubblico. Rimarrà e rimarranno sempre nei miei ricordi, SuperGino, SuperFausto e tutti i campioni di quelle gare eroiche che non voglio dimenticare. Erano dei campioni, dal primo all'ultimo.
C'erano tappe del Giro e del Tour da 350 chilometri e le bici pesavano anche 18 chili, con quei rapporti poi...
Anche i nostri attori sono stati eroici.

Perfetto "Billo", grazie per la chiacchierata.
Posso approfittarne per una richiesta?

Vai pure!
Volevo ringraziare Alberto Negrin che mi ha fatto vivere questa splendida esperienza.

Bartali Pierfrancesco Favino
Adriana Nicole Grimaudo
Coppi Simone Gandolfo
Berti Giuseppe Gandini
Giulio Bartali Edoardo Gabriellini
Mamma Bartali Gianna Giacchetti
Torello Bruno Vetti
Cardinale Dalla Costa Carlo Giuffrè
Pavesi Francesco Salvi Giorgio
Edoardo Natoli Bini Christian
Ginepro Padrona Stoffe Valentina
Bruscoli Comandante Carita Franco Castellano
Madre Adriana Enrica Rosso
Binda Rodolfo Corsato
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